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  • Morte a Venezia. Thomas Mann / Luchino Visconti: un confronto ed. by Francesco Bono, Luigi Cimmino, Giorgio Pangaro
  • Lorenzo Filippo Bacchini
Morte a Venezia. Thomas Mann / Luchino Visconti: un confronto. A c. di Francesco Bono, Luigi Cimmino, e Giorgio Pangaro. Soveria Mannelli: Rubettino, 2014. 238 pagine.

Frutto dello sforzo congiunto di studiosi italiani e stranieri provenienti da diverse aree disciplinari—germanisti e filosofi, storici del cinema e musicologi—Morte a Venezia. Thomas Mann / Luchino Visconti: un confronto è l’ultima perla di Corpo a corpo, collana di Rubettino diretta da Christian Uva dedicata ai classici del cinema e della letteratura.

Scrivono nella presentazione i curatori del libro—Francesco Bono, Luigi Cimmino, e Giorgio Pangaro—che Morte a Venezia, film di Luchino Visconti del 1971 tratto dal romanzo Der Tod in Venedig pubblicato da un giovane Thomas Mann nel 1912, “ne riprende la lezione in maniera quasi fedelissima” (7). Ed è proprio in quel “quasi,” come essi spiegano, che si trova la motivazione di questa opera.

I saggi che si susseguono propongono infatti riflessioni molto diverse fra loro, a volte addirittura apparentemente discordanti, in cui i vari autori, con impostazioni e metodologie diverse, indagano affinità e diversità fra Visconti e Mann.

Nel primo saggio Schenk prima identifica il background filosofico (Nietzsche) e letterario (Tolstoj e Goethe) di Morte a Venezia, poi si concentra sul ruolo centrale della dicotomia tra eros e thanatos nelle due opere, e evidenzia fra esse “una consonanza letterario-stilistica e psicologico-ideale” (9) che egli identifica con il decadentismo comune a entrambi gli autori. Nel secondo saggio De Giusti affronta la passione e l’approccio del regista verso la trasposizione cinematografica di testi letterari: da Ossessione a La terra trema, da Senso a Le notti bianche, da Il Gattopardo a Lo straniero, da Morte a Venezia a L’innocente. Il terzo saggio, di Cimmino, evidenzia invece il differente registro di fondo tra il libro e il film, dovuto, a parere dell’autore, a una diversa concezione e utilizzo del “mito,” non più per Visconti come per Mann “insieme di figure e storie ‘passate,’ evocate per dare forma al presente, ma il senso solo negativo di un convincimento illusorio rivelato dall’intelligenza e dal principio di realtà” (48). Il quarto saggio, di Cambi, esplora la contrapposizione tra l’ironia, usata da Mann per caratterizzare il proprio protagonista, e l’atteggiamento tragico adottato invece da Visconti: strategie differenti dei due autori, come evidenzia Spedicato nel quinto saggio, per superare ciò che era percepito da entrambi come un ostacolo—l’estetismo—ad un reale contatto con la società.

I saggi di Pangaro e di Dottorini si soffermano invece sulla nozione di tempo. Pangaro analizza il diverso evolvere temporale della vicenda e la mancanza del sentimento di “nostalgia del futuro” (84) che caratterizzano, a suo parere, la versione di Visconti rispetto al romanzo breve di Mann, mentre Dottorini concentra l’attenzione invece sul modo in cui Visconti riesce a risolvere lo scarto tra l’immobilità della parola scritta e il movimento della riproduzione filmica attraverso l’ibridazione di diversi linguaggi, primo tra tutti quello musicale. La scrittura di Mann, scrive Dottorini, “diventa cinema, in Visconti, attraverso un movimento di sottrazione della lingua, un movimento che Visconti [End Page 249] attinge dai suoi studi su Proust, sulla sua musicalità, che ne costituisce il sentimento più proprio, prima ancora che lo stile” (98).

La diversa rappresentazione di Venezia nel libro e nel film è invece l’argomento del saggio di Galli: la Venezia di Mann, “metatesto” (102) di immagini stereotipate, e la Venezia di Visconti, “macrotesto” (106) sempre fuori fuoco e mai in soggettiva.

Il saggio di Bacon, partendo da basi lacaniane, si concentra sulla componente voyeuristica delle opere a confronto, mentre Blom si sofferma invece sugli aspetti pittorici del film, evidenziando, in un parallelismo tra fotografia, pittura e cinema, una corrispondenza tra i movimenti di macchina utilizzati da Visconti per dare senso di profondità e tra le immagini in generale del film coi panorami e con la pittura del XIX secolo.

Caroccia, musicologo, investiga il singolare rapporto a tre—Mann, Mahler, Visconti—che permea Morte a Venezia: dal cambiamento della professione del protagonista—da scrittore a compositore—alle allusioni biografiche alla reale vita di...

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