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  • Introduzione:Riflessioni su un passaggio storico
  • Paolo Prodi (bio)

Il presente intervento costituisce soltanto un breve introduzione, come richiamo delle ragioni che hanno portato a questo Exploratory Workshop, nel ricordo delle riunioni che lo hanno preceduto sino all’incontro qui a Bologna il 15 febbraio 2011 e a quello di Nijmegen nell’autunno del 2011.1 Non si tratta infatti di un convegno conclusivo ma soltanto di una tappa del cammino che il gruppo di lavoro si era prefisso. Il tema formulato dall’inizio era quello di studiare il formarsi delle identità collettive e dei modelli di vita nel mondo rimasto fedele alla Chiesa di Roma, nel periodo della Riforma e della frattura religiosa sino al definirsi definitivo degli schieramenti confessionali: “Pluralism and Identity Formation in the Catholic World,” secondo il sottotitolo poi definitivamente scelto. L’ipotesi intorno a cui lavorare era stata dunque questa: cercare di cogliere all’interno del mondo cattolico il passaggio da un pluralismo di identità esistente alla vigilia della Riforma alla disciplina imposta dai canoni tridentini, il passaggio dal “credo” alle “professioni di fede,” dalla christianitas alle Chiese confessionali.2

Questo convegno affronta quindi uno dei temi che sono stati al centro del dibattito storiografico sulla prima età moderna intorno alla metà dello scorso secolo e che hanno dominato il mio apprendistato al mestiere di storico: le discussioni su Riforma, pre-riforma cattolica, controriforma, [End Page 7] evangelismo, nicodemismo ecc. hanno dominato per alcuni decenni il panorama delle ricerche e degli incontri nella dialettica tra le posizioni di tipo confessionale e le visioni laiche (crociana, marxista ecc.), con un mare magnum di pubblicazioni in cui non si può nemmeno entrare. Penso si possa dire che l’ interesse per quest’età di transizione si era negli ultimi decenni di molto attenuato: ciò che è interessante quindi è la sua ripresa in questo inizio di secolo, la sua particolare attualità storiografica di cui anche questo convegno è una testimonianza.

Il primo motivo di questa ripresa di interesse è certamente più di ordine storico che storiografico: la fine dell’età confessionale (quali siano le resistenze ancora tanto forti) porta inevitabilmente ad una riflessione sul momento in cui queste identità si sono formate. In questi ultimi anni sembrano venute meno, nonostante tutto, le posizioni di tipo apologetico e siamo per la prima volta in una situazione in cui spesso è difficile cogliere nella lettura stessa delle ricerche l’appartenenza dell’autore ad una determinata Chiesa o la sua estraneità. Non parliamo poi della crisi degli ordini religiosi nati nell’età tridentina e che ancora a metà del secolo scorso rappresentavano le compagini più influenti nel mondo cattolico e nella stessa storiografia. Ora le falangi potenti delle milizie cattoliche sembrano essere altre …

Sul piano storiografico, nonostante tutte le sacrosante divergenze di opinioni, si è venuto affermando negli ultimi anni un particolare interesse sulla formazione delle identità collettive sul piano sociale e religioso: nonostante tutte le obiezioni mi sembra che la categoria del “disciplinamento sociale” sia stata molto utile, se intesa non come una via a senso unico ma come scambio continuo tra la tensione verticale e gerarchica del potere e le pulsioni che dal basso lo condizionano e a volte lo determinano. Questa è una dinamica che caratterizza la vita delle società e anche delle Chiese nell’età moderna.

Uno dei progressi più importanti che la storiografia sul cristianesimo della prima età moderna ha conseguito negli ultimi decenni è stato l’approfondimento del [End Page 8] processo parallelo, nelle terre rimaste cattoliche come in quelle passate alla riforma, di confessionalizzazione e di modernizzazione: nella storiografia della prima età moderna si è affermato il concetto di “disciplinamento” (derivato dal tedesco Sozialdisziplinierung). La discussione che è nata intorno a questo termine ha messo in luce i pericoli insiti in una terminologia che può sottolineare l’aspetto sociopolitico mettendo in ombra la storia religiosa in senso proprio e che tende ad esaltare la calata dall’alto, dal potere, di un sistema di norme che plasmano la vita degli individui. Per questo nei gruppi di studio che si sono formati a Trento ed a Bologna a partire dagli anni ‘80 per studiare questo problema abbiamo preferito parlare di disciplina come fenomeno complesso in cui le Chiese posseggono una loro autonomia e una vita interna...

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