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Reviewed by:
  • Cesare Pavese. La dialettica vitale delle contraddizioni
  • John Picchione
Antonio Catalfamo . Cesare Pavese. La dialettica vitale delle contraddizioni. Roma: Aracne Editrice, 2005. Pp. 308.

Sono vari anni, precisamente dal 2001, che Antonio Catalfamo coordina un'intensa attività critica sull'opera di Cesare Pavese nell'ambito dell'Osservatorio permanente sugli studi pavesiani nel mondo. Si tratta di un'organizzazione, sorta all'interno del Centro Pavesiano Museo casa natale (CE.PA.M), alla quale hanno aderito studiosi di vari paesi. Catalfamo ha già curato sei volumi di saggi che stanno a testimoniare l'attenzione internazionale verso lo scrittore piemontese e la pluralità di prospettive e indirizzi critici a cui la sua opera continua ad andare incontro. Questo straordinario fervore critico di Catalfamo verso Pavese è ora ulteriormente espresso dal suo volume Cesare Pavese. la dialettica vitale delle contraddizioni.

Suddiviso in undici capitoli, il volume si propone di evidenziare la centralità della narrativa di Pavese nel contesto del nostro Novecento e i modi in [End Page 164] cui ne caratterizza i tratti distintivi. Nell'ottica del critico, la narrativa pavesiana racchiude in modo esemplare scissioni, dimidiamenti, tensioni, dubbi e incertezze che costituiscono la crisi di un secolo che ha visto il collasso di numerose mitologie sociali e culturali. L'obiettivo dello studio è quindi quello di esaminare le antinomie costitutive dell'opera pavesiana e verificare la possibilità di poterle ricondurre ad un denominatore comune, ad una 'sintesi dialettica'. Con straordinaria accuratezza di dati e riferimenti culturali, Catalfamo segue in ogni capitolo, dalla tesi su Whitman all'ultimo romanzo, l'intersecarsi di vicende esistenziali, contesti sociali, e preoccupazioni stilistiche che formano l'itinerario narrativo dello scrittore delle Langhe. L'obiettivo fondamentale è quello di identificare le strutture portanti dei romanzi di Pavese, esaminando scrupolosamente le ferite della scrittura e del suo mondo individuale e collettivo.

Nei primi tre capitoli, Catalfamo ricostruisce la genesi della poetica di Pavese e mette a fuoco tanto i rapporti con la letteratura americana, quanto l'importanza dell'attività antifascista (all'esperienza del confino viene dato particolare risalto) e l'attenzione dedicata alla lingua regionalistica e alle pratiche epico-narrative della tradizione popolare piemontese. Infatti, secondo il critico, l'orientamento della scrittura di Pavese verso moduli dialettali rappresenta un atto di grande coraggio che apre la strada ad autori più giovani, come ad esempio Pasolini. Per Catalfamo le scelte estetiche di Pavese non possono essere ricondotte a un realismo inteso in termini naturalistici o mimetici, ma piuttosto a un "realismo simbolico" che coniuga realtà oggettive e spinte soggettive. In questa chiave di lettura, Pavese viene visto come un autore che assegna alla letteratura una funzione conoscitiva e etica, attivata da un costante dialogo tra dati del reale e filtri individuali. L'opera dello scrittore langarolo non sopporta pertanto facili collocazioni in schemi estetici riduttivi e parcellizzati, in quanto in essa convivono simbioticamente elementi differenzianti, "realtà e simbolo, realtà e mito, destino e speranza" (75).

Questo orientamento critico conduce Catalfamo a prendere distanza da certe posizioni della critica e a rileggere l'opera di Pavese secondo moduli interpretativi che mirano a problematizzare accostamenti troppo frettolosi al naturalismo, verismo, o neorealismo. Ai tre capitoli introduttivi e a una appendice in cui si riproducono tre articoli scritti da Pavese (apparsi nel 1945 su La Voce del Monferrato) ma firmati a nome di un comitato del partito comunista, seguono otto capitoli, ognuno dedicato a un romanzo, da Paese tuoi a La luna e i falò. Del primo romanzo, Catalfamo non solo coglie le coppie antinomiche di città e campagna, razionalità e irrazionalità, civiltà e pulsioni primordiali, [End Page 165] ma mette in risalto la dimensione simbolica e mitica sviluppata in seguito alle letture di Frazer e di Freud. Interessanti le considerazioni dell'irrazionale e della violenza primordiale non come espressione di uno specifico contesto socio-culturale, ma in senso freudiano, come proiezioni dell'Es che spingono dietro la psiche individuale e che rappresentano un centro fondamentale della condizione umana. L'obiettivo critico di Catalfamo è quello di svalutare un taglio strettamente realistico dell'opera di Pavese per portarne alla luce esigenze liriche, introspettive, esistenziali. Questo procedimento viene applicato al romanzo La bella estate in cui, se da un lato si riconoscono istanze realistiche e storico-sociali...

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