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MLN 116.1 (2001) 200-204



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Book Review

Luigi Pirandello Contemporary Perspectives


Gian-Paolo Biasin and Manuela Gieri, editors. Luigi Pirandello Contemporary Perspectives. Toronto: U. of Toronto Press, 1999. Pp. 232.

Luigi Pirandello è stato senza dubbio uno dei maggiori interpreti della lacerata coscienza moderna e continua ancora oggi a stimolare ed incuriosire lo spirito critico di numerosi studiosi volti alla ricerca di nuove e contemporanee interpretazioni della sua opera. L'antologia critica edita da Glauco Cambon nel 1967 può essere considerata l'antecedente di questo volume comprendente dodici saggi che hanno indubbiamente apportato innovazione critica ed interpretativa alla già fervida discussione intorno all'opera pirandelliana.

La raccolta è divisa in quattro sezioni intitolate "Introduction", "Structures", "Meanings" e "Innovations" che non rimangono isolate nella loro singola struttura ma interagiscono attivamente mediante concetti chiave rendendo il [End Page 200] volume comunicativo e coinvolgente anche se rivolto ad un pubblico di "addetti ai lavori". L'ultimo capitolo, "Innovation", costituisce il perno centrale di questa raccolta. I saggi di Daniela Bini e Thomas Harrison--il primo carico di uno slancio poetico e il secondo di una straordinaria capacità introspettiva--propongono nuove ed originali interpretazioni dell'opera pirandelliana; nuove prospettive di lettura che, alla luce del sempre più presente femminismo e "genre criticism" nel clima della critica letteraria, hanno reso il lavoro esegetico più acuto ed originale. Questi saggi sono l'esempio di come la critica pirandelliana a partire dagli anni sessanta abbia continuato ad evolversi e soprattutto ad esaminare l'opera di Pirandello tracciando le linee di un ritratto diverso, alternativo a quello proposto dalla critica d'ispirazione marxista.

Partendo dai recenti studi condotti da Maggie Gunsberg e Luciana Martinelli, Daniela Bini in "Enacting the Dissolution of the Self: Woman as One, No One, and Hundred Thousand" (163-88) concentra il suo discorso sul fallimento del personaggio maschile come ricettacolo del logos, come creatore di un sistema di valori e depositario della conoscenza. Il personaggio maschile si ritroverà, dunque, prigioniero del suo stesso ragionare da cui l'espressione verbale ne risulterà perdente ed inefficace. Il linguaggio costituirà una vera trappola. Sarà la donna invece colei che, scomponendo l'ordine del linguaggio e delle parole, creerà un nuovo codice dialogico fatto di sfumature vocali, gesti, espressioni facciali e il più delle volte di silenzi. Questa nuova presa di posizione del personaggio femminile pirandelliano proposta da Daniela Bini disarticola la pretesa cosciente di un ordine lineare, di una coerenza ideale, di un vero significato, riconoscendo l'ambigua, contradditoria e molteplice significatività del reale ed esprimendola nella distruzione dell'impalcatura letteraria, della sintassi del periodo, del significato delle parole. Fuori dal linguaggio, in virtù di una più efficace comunicazione, la donna si avvia verso il cammino dell'espressione di una "verità" non linguistica. È un linguaggio che rivendica la differenza sessuale negata alle donne dal potere maschile sul linguaggio. Attraverso l'espressione del corpo o attraverso l'assenza espressiva, la donna "will enact the dissolution of the self and honestly accept the heavy burden of being at the same time none and one hundred and one hundred thousand" (168). Bini sottolinea inoltre come l'incontro di Pirandello con Marta Abba abbia costituito il principale motore di tale cambiamento di ruoli. Attraverso l'esempio dell'attrice, conclude Bini, Pirandello rinnegherà il ragionamento filosofico del logos maschile riconoscendo invece la vitalità della presenza femminile nel mondo. "The only salvation for man after the crisis of reason will come from woman" (184).

Intrigante ed originale, sebbene complesso, è il saggio di Thomas Harrison "Regicide, Parricide, and Tyrannicide in Il fu Mattia Pascal: Stealing from the Father to Give to the Son" (189-213). Harrison conduce una lettura del personaggio di Mattia Pascal da una prospettiva dalla qualla emerge una visione della modernità in cui "Orestes becomes Hamlet, and Hamlet turns [End Page 201] into the self-knowing Oedipus" (191). Quel "buco nel cielo di carta" (190) che rivela la crisi antropologica dell'era post-copernicana rappresenta, nell'esegesi di Harrison, l'emblema di un'epoca in cui il destino di Oreste e di Amleto si rivela edipico. Il fu Mattia Pascal, afferma Harrison, non rispecchia il mito orestiano di...

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