In lieu of an abstract, here is a brief excerpt of the content:

  • "L’immaginazione è senso interno". Figuratività e "pensiero sensibile" nel Re Torrismondo di Torquato Tasso
  • Fabio Ruggirello (bio)

Quando si parla di figuratività della poesia tassiana, è sempre utile fare riferimento, come suggerisce Argan in un ormai storico saggio,1 alle Considerazioni al Tasso di Galilei, uno dei primi studiosi a sollevare la questione, sebbene con aspro intento critico e in riferimento al suo poema epico. Galilei non reputa Tasso capace di una poesia dolcemente descrittiva e ritiene che egli non sia in grado di elaborare versi idonei a riprodurre, con pienezza plastica e finezza cromatica, le forme umane e del paesaggio. Per lo scienziato pisano, infatti, il vero poeta dovrebbe essere in grado di conferire alla propria scrittura le movenze armoniche di una pittura ad olio:

Uno tra gli altri difetti è molto familiare al Tasso [. . .], ed è che, mancandogli ben spesso la materia, è costretto andar rappezzando insieme concetti spezzati e senza dependenza e connesione tra loro; onde la sua narrazione ne riesce più presto una pittura intarsiata che colorita ad olio, perché essendo le tarsie un accozzamento di legnetti di diversi colori, con i quali non possono già mai accoppiarsi e unirsi così dolcemente che non restino i [End Page 1] lor confini taglienti e dalla diversità de' colori crudamente distinti, rendono per necessità le lor figure secche, crude, senza tondezza e rilievo.

(19–20)

Queste affermazioni, sebbene evidentemente viziate da un atteggiamento polemico, subodorano un'importante caratteristica della poesia tassiana (sia epica sia tragica), che sarebbe stata scandagliata più tardi dalla critica novecentesca con strumenti ben più raffinati di quelli di cui disponeva Galilei: è quello che, ricalcando un'espressione dello stesso poeta, si è definito "parlar disgiunto", cioè un incedere stentato e inquieto del periodo, dovuto alle frequenti asincronie fra ritmo metrico e impalcatura sintattica, allo straniamento determinato dalle inversioni e dai posizionamenti inconsueti degli elementi del discorso.2

Tale procedura stilistica è di per sé un ostacolo per pratiche espressive che anelino alla pienezza illustrativa tipica della visione pittorica. È molto rara perciò, in Tasso, l'attitudine ad un descrittivismo ricco di annotazioni su co-lori, luci e forme, condotto con l'intento di visualizzare lo spazio attraverso le parole. Eppure, leggendo Tasso, e soprattutto il Tasso tragico, la sua poesia sembra servire all'occhio, all'immaginazione visiva più di quanto ci si aspetti (Klanikzay 1988, 113). In questo saggio si approfondirà lo studio di particolari espedienti espressivi usati nel Re Torrismondo, attraverso i quali un determinato stimolo figurativo può riuscire a farsi strada nel tessuto del discorso e risultare in grado di colpire l'immaginazione del lettore, così da ordire una forma di linguaggio e di comunicazione più complessa rispetto alla plain diction. A tal fine si attraverseranno anche alcuni esiti del dibattito rinascimentale sulla 'poetica', con particolare riferimento a questioni riguardanti il rapporto tra poesia e pittura, e si cercherà di dimostrare come queste pratiche espressive informino in profondità il testo tragico tassiano e lo avvicinino ad esiti stilistici caratteristici della lirica seicentesca come il sensible thought dei metafisici inglesi.3

Per fare questo è utile partire da alcuni scritti dello stesso Tasso in cui il poeta definisce l'immaginazione umana un "senso interno". Nel Malpiglio Secondo, dialogo scritto nei primi mesi del 1585, quindi a ridosso della revisione della Tragedia non finita, il Forestiero Napoletano, l'alter ego letterario di Torquato, tocca questo argomento parlando dei versi di Petrarca:

Com'è possibile che, leggendo il Petrarca, il quale avete assai spesso tra le mani, non pensiate di lui e non ve l'immaginiate su la riviera di Sorga scriver [End Page 2] pensier leggiadri e alti al suon de l'acqua e sotto l'ombra di un lauro [. . .]? E sempre che leggete alcuna cosa di lui, mi par necessario che l'abbiate nel pensiero e ne l'immaginazione, e quasi che l'sentiate: perché l'immaginazione è senso interno.

(570–71)

Questa dimensione concreta e sensibile dell'immaginazione è indispen-sabile non solo nella fruizione della poesia, ma anche nell'atto della produzione, al punto da indurre Tasso a paragonare il pensiero ad un vero e proprio pittore: "Per figurar madonna al senso interno / dove torrai, pensier, l'ombre e i colori?" (Rime, 70, 1–2). Il paragone fra poesia e pittura non è una...

pdf

Share