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[19] Fonti per la storia della giustizia ecclesiastica medievale a Siena Mario Ascheri n Da qualche anno attendevo l’occasione di proporre un chiarimento la cui esigenza mi è apparsa subito necessaria nel quadro delle mie ricerche di storia su Siena e il suo territorio.1 Da quando cioè Charles Donahue introdusse come ‘editor’ la parte relativa all’Italia nel suo fondamentale The Records of the Medieval Ecclesiastical Courts I: The Continent.2 Allora espresse la sua convinzione profonda, e del tutto condivisibile, che ‘the history of the medieval ecclesiastical courts will not be fully known until someone can survey the holdings of the Italian archives and come to master their contents’.3 Non è certo mio proposito colmare una lacuna del genere ora, ma dato che tra le varie e tante direzioni di ricerca portate avanti da Ken Pennington, quella con la quale mi sono incrociato più spesso probabilmente è la ricerca nel campo della storia processuale , mi piace dedicargli per questa occasione qualche nota sui fondi documentari che a Siena andrebbero studiati per definire concretamente come venne applicato il diritto canonico nel periodo della sua maturità, ossia negli ultimi due secoli del Medioevo. La nota di Giovanni Minnucci che seguiva l’introduzione di Donahue, infatti, per Siena indicava solo sette pezzi d’archivio sulla scorta del ricco inventario analitico da poco pubblicato del fondo notarile conservato presso l’Archivio di Stato di Siena.4 Di questi solo quattro presentavano alcune carte risalenti ad anni precedenti il 1500.5 Pochi, ma 275 1. Ora condensate in M. Ascheri, Siena nella storia (Cinisello Balsamo 2000); idem, Lo spazio storico di Siena (Cinisello Balsamo 2001). 2. Donahue, Records 1. 3. Ibid. 1.159. 4. Cf. ibid. 1.159–62; G. Catoni e S. Fineschi, Archivio di Stato di Siena. Archivio notarile (1221–1862) (Ministero dei beni culturali e ambientali. Pubbl. degli Archivi di Stato 87; Roma 1975). 5. Gli altri sono ‘moderni’ (e il registro che copre gli anni 1508–1537 non è al numero 1134 della serie, ma al 1334). ne prenderemo comunque nota perché contengono carte che sono finite fuori del loro luogo ‘naturale’, cioè l’istituzione per la quale furono prodotte: la curia vescovile senese. I notai loro redattori, evidentemente, portarono con sé i documenti scritti per quella corte alla conclusione dell’incarico—come del resto è documentato che sia avvenuto anche per notai scrittori di altre corti, a cominciare da quella della Mercanzia.6 Andrà però aggiunto che i pezzi archivistici indicati sono stati ricordati in quanto risultanti dall’indice analitico dell’inventario, per cui è ben possibile (se non proprio certo: facile ipotesi) che altri pezzi del fondo notarile riguardino la corte del vescovo di Siena; ovviamente, però, in mancanza di loro segnalazione esplicita negli indici, si tratter à ai nostri fini di fare un paziente lavoro di controllo dei pezzi ‘medievali’, vedendo quali tra i pezzi traditi per quella via documentaria possano risalire a notai che hanno operato presso la corte ecclesiastica (in parte soltanto risultanti dai registri che verremo indicando tra breve, dato che presentano lacune). Per ora basterà dire che quei soli quattro pezzi per un verso mi stupirono, data la generale ricchezza di documentazione di cui sempre si parla per Siena.7 Dall’altro mi confermarono sull’impressione da tempo maturata che la storia della giurisdizione ecclesiastica a Siena fosse ben lontana dall’essere non solo scritta, ma addirittura anche solo impostata per il Medioevo. E in effetti, se è vero che recentemente la ricerca sulla storia della Chiesa senese si è fortemente irrobustita sembra comunque doversi dire che si continua a trascurare il profilo giudiziario—quanto meno per l’età medievale.8 Solo per l’età moderna (meglio: post-tridentina) si può dire che siano state effettuate corpose ricognizioni di fonti documentarie e primi sondaggi significativi sull’esercizio della giurisdizione e la tipologia degli interventi attuati nel quadro di una storia del disciplinamento sociale, dei comportamenti devianti e della ‘modernizzazione’ della nobiltà.9 Non che non siano stati ricordati documenti giudiziari medievali, naturalmente ; ma quasi solo incidentalmente, e non come momento di una pratica giudiziaria 6. Ne ho dato notizia nel mio contributo in: Tribunali giuristi istituzioni dal medioevo all’età moderna (Bologna 1989, ed. riv. 1996), ma ho aggiunto un’appendice documentaria specifica che è solo nella redazione successiva in: Sistema di rapporti ed élites economiche in Europa (secoli XII–XVII), ed. M. Del Treppo (Napoli 1994) 33–61. 7. E per il fatto che lo stesso Minnucci stava curando la pubblicazione di lauree conferite presso lo Studio senese degli...

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