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  • Sull'uso del metodo questionante nel Decretum:Un contributo
  • Andrea Padovani

È cosa ben nota agli studiosi che fin dal 1996, quando Anders Winroth tenne la sua comunicazione all'International Congress of Medieval Canon Law a Syracuse, si è sviluppata una estesa e complessa discussione sui tempi e le fasi di redazione della Concordia discordantium canonum. In breve, a parere dello studioso svedese-statunitense si darebbero due recensioni del testo—poi divulgato come Decretum—da lui indicate come Graziano I e II. Esse sarebbero attribuibili a due diversi autori che lavorarono su due distinti corpi di fonti: sicché, mentre Graziano I avrebbe sostanzialmente trascurato il diritto romano, Graziano II l'avrebbe, viceversa, conosciuto ed utilizzato.1

A questa tesi si sono opposti, in varie occasioni, Carlos Larrainzar, José M. Viejo-Ximénez, Enrique De León, Luis Pablo Tarín,2 Kenneth Pennington ed altri studiosi cui accennerò più [End Page 61] avanti. Secondo Larrainzar,3 il Decreto sarebbe rappresentato, nella sua redazione più antica, dagli Excerpta ex decretis Sanctorum Patrum tráditi da Stiftsbibliothek, St. Gallen 673—viceversa ritenuti, da Winroth ed altri, una semplice abbreviazione di Graziano I. La seconda e la terza fase dovrebbero essere testimoniate dal Firenze, Biblioteca Nazionale, Conventi soppressi, A.I 402 che rivelerebbe due interventi successivi (1148, Concordia e 1150, Decretum) operati sotto la direzione dello stesso Graziano: sicché il manoscritto rappresenterebbe 'la fonte diretta e immediata della tradizione manoscritta del Decreto divulgato, il manoscritto in cui l'antica Concordia breve… si trasforma in un Decreto esteso'.4 La quarta ed ultima tappa raggiunta dalla evoluzione di questo 'testo vivo' dovrebbe, infine, cogliersi nella edizione di Emil Friedberg. In essa si rinvengono tre parti. La prima è ripartita in 101 'distinctiones'; la seconda—che contiene 36 'causae', ognuna divisa in 'quaestiones'—comprende, alla C.33 q.3, il Tractatus de poenitentia; la terza, intitolata De consecratione, è a sua volta strutturata in cinque 'distinctiones'5.

A fronte di un panorama così complesso il problema di fondo si riduce a questo: quali furono le scelte originali di Graziano nel [End Page 62] comporre e ordinare la sua opera? Per un verso abbiamo a che fare con 'distinctiones' che strutturano la Prima pars e il De consecratione; per altro verso ci troviamo dinanzi alle 'quaestiones' che caratterizzano la Secunda pars. Per tentare di rispondere all'interrogativo è necessario prendere posizione davanti al blocco delle argomentazioni di Winroth (e di quanti le condividono),6 da un lato, e le tesi contrapposte, avanzate dallo schieramento—diciamo così—'spagnolo'. Schieramento cui si sono sostanzialmente allineati studiosi statunitensi—Ken Pennington, Atria Larson, Melodie Harris Eichbauer7—e l'italiana Giovanna Murano.8 Tutti costoro, in base a considerazioni diverse ma infine convergenti, sono oggi d'accordo nel ritenere che St. Gallen, Stiftsbibliothek 673 sia non già una 'abbreviazione' di Graziano I (per esprimerci con la designazione di Winroth) ma—esclusa la possibilità che esso rappresenti l'Urtext redatto da Graziano—almeno la 'copia a buono' di un archetipo rimaneggiato e impreziosito da miniature in ambiente modenese.9 Pennington ha inoltre ipotizzato che il manoscritto sangallese rifletta una prima fase di insegnamento, da parte di Graziano, [End Page 63] databile intorno agli anni 1125-1130:10 ciò che—aggiungo io—potrebbe essere provato dalla testimonianza, a lungo trascurata, di Roberto di Torigni che si sofferma sull'opera del 'magister' bolognese, nella sua Cronaca, sotto l'anno 1130.11 Se dunque il manoscritto St. Gallen 673 ci riporta, almeno indirettamente, ad una fase primitiva della didattica di Graziano, non può sfuggire—anzi, deve essere sottolineato—il fatto che lo scritto sia strutturato unicamente per 'causae'.12

Termine, questo, che allude ad un processo (fittizio) su casi scelti dal maestro allo scopo di educare gli studenti alla dialettica processuale nella quale si scontrano posizioni contrapposte, in fatto e in diritto. A giusta ragione Harris Eichbauer13 ha parlato di una 'courtroom procedure': come, del resto, aveva già scritto Stefano di Tournai, riguardo alla C.13:14

Et notandum, Gratianum in hac causa alium modum tractandi observasse (servasse ed.), quam in aliis, forte rogatu sodalium in causarum exercitio per allegationes informari volentium. In hac enim causa ponit duas litigantium partes sibi invicem adversas et alternatim modo pro hac...

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