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  • Per una lettura del Novecento attraverso i Diari di Giuseppe Prezzolini
  • Sarah Bonciarelli

Note introduttive

Sono contento che il Diario ti vada. Non è artistico, perché, come ho scritto, io considero il diario come un puro documento di vita e di psicologia. Ammetto due sole specie di scrittura letteraria. Il diario e la lirica. L'uno tutta verità reale (nel senso ordinario), l'altra tutta verità fantastica" (Richter XXII). Così scrive Ardengo Soffici1 a Giuseppe Prezzolini il 29 settembre 1917, in una lettera che fa parte di un fitto scambio epistolare tra due importanti intellettuali del Novecento italiano.

Nelle loro lettere emerge con forza la riflessione sulla natura del diario e sul suo statuto a metà tra letteratura e documento. In effetti sono entrambi autori di raccolte diaristiche e Prezzolini, anche grazie alla sua straordinaria longevità (muore a cento anni, dopo averne passati più di ottanta a tenere un diario), scrive con continuità e senza brusche interruzioni, raccontando così la sua lunga vita caratterizzata da un grande attivismo personale e letterario. Il primo volume dei diari di Prezzolini (1900-1940) viene pubblicato nel 1978 e ottiene un grande successo di pubblico e critica. Nel 1980 esce il secondo volume, che racconta gli anni tra il 1942 e il 1968 e si apre a New York, dove Prezzolini vive già da venti anni. Il terzo volume racconta il periodo tra il 1968 e il 1982, gli anni trascorsi a Lugano. I tre libri sono frutto di un lavoro di selezione e assemblamento che l'autore porta avanti in prima persona, scegliendo tra il ricco materiale disponibile.

Partendo dalla riflessione di Soffici sul diario, questo articolo intende analizzare la raccolta diaristica di Prezzolini, da considerarsi come interessante e spesso dimenticata esperienza letteraria. Lo studio di questi diari ci aiuta da un lato ad approfondire la figura dello scrittore e a prendere in considerazione [End Page 61] aspetti meno studiati della sua attività letteraria, e dall'altro ci consente di riflettere sulla forma del diario. In un contesto storico attraversato da due guerre mondiali e costellato da numerosi, ricchi e significativi avvenimenti politici, il diario può costituire una testimonianza di grande interesse. Gli appunti privati di uno scrittore – partecipe della vita politica e persona in grado di influenzare l'opinione pubblica – possono assumere un valore documentale e costituire un punto di vista privilegiato attraverso il quale guardare alla realtà politica e sociale.

I diari sono una lente che consente di osservare con particolare efficacia gli avvenimenti del Novecento, come dimostrato dagli esempi di Het Achterhuis di Anna Frank o Het verstoorde leven, Dagboek van Etty Hillesum 1941–1943, che raccontano con brutale lucidità la crudezza delle persecuzioni razziali naziste e ricostruiscono una porzione di storia europea ed internazionale.

Quelli di Prezzolini forniscono un punto di vista particolare, quello di chi ha lasciato l'Italia durante il ventennio fascista ed è diventato cittadino americano conquistando di fatto una piena autonomia e libertà di pensiero, pur non nascondendo delle simpatie personali per Mussolini. È una storia complessa quella raccontata nei diari di questo poliedrico intellettuale che ha viaggiato molto, cambiato residenza e cittadinanza, ma è rimasto legato all'Italia da un filo continuo che lo ha portato a guardare sempre al suo paese con grande interesse e con sguardo critico.

Un intellettuale in movimento

Prezzolini nasce a Perugia nel 1882 e si sposta di frequente per ragioni legate agli impegni di lavoro del padre prefetto. Vive per molti anni in Toscana e uno dei soggiorni per lui più importanti si svolge a Firenze, dove stringe amicizia con Giovanni Papini. La loro è un'amicizia fraterna che sfocia immediatamente in una collaborazione culturale. Insieme fondano la rivista culturale Leonardo nel 1903 e la rivista La Voce nel 1908.

Nel momento dell'avvento al potere del fascismo, Prezzolini si trasferisce in Francia e poi negli Stati Uniti dove rimane dal 1925 al 1948. Svolge prima l'attività di professore di Italianistica alla Columbia University e poi quella di direttore della Casa Italiana.2 Alla fine degli anni '30 la Casa Italiana viene accusata di vicinanza con il fascismo e Prezzolini, pur respingendo le accuse, [End Page 62] si dimette dalla carica di direttore. Rimane nel comitato direttivo dell...

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