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  • Proibizione e pericolo in Terza persona singolare
  • Luciano Parisi

Le relazioni sessuali fra adulti e giovani al di sotto dell’età del consenso sono proibite dalle legge italiana fin dai tempi dell’unità. L’età del consenso era di sedici anni nei codici penali Zanardelli e Rocco, con alcune eccezioni, ed è scesa a quattordici vent’anni fa, con la legge numero 66 del 15 febbraio 1996 contenente le nuove Norme contro la violenza sessuale. L’abbassamento è stato deciso “in considerazione dell’evoluzione del costume e della attuale precocità dei minori anche nel campo sessuale,” e per evitare atteggiamenti paternalistici nei loro confronti.1 Le relazioni sessuali fra adulti e infraquattordicenni, invece, sono considerate reato perché sono asimmetriche—registrano cioé uno squilibrio fra il potere (fisico, psicologico, sociale) degli adulti e il non potere dei giovani2—e perché i secondi non sono ancora in grado di prendere decisioni di tipo sessuale in maniera indipendente e responsabile. I danni che queste relazioni possono provocare sono stati descritti in vari ambiti (legale, medico, giornalistico) e sono [End Page 235] oggetto, almeno da qualche tempo, di una conoscenza relativamente diffusa anche in Italia.3

I testi letterari dedicati in Italia ai giovani sfruttati sessualmente hanno seguito in passato un modello narrativo prevalente: se erano scritti nello stesso periodo, si assomigliavano abbastanza anche se erano opera di scrittori dalla personalità e lo stile diversi fra loro.4 Il ventunesimo secolo registra invece la coesistenza di molti modelli narrativi: il numero dei testi su questo tema è aumentato, l’ampiezza del dibattito incoraggia un approccio più flessibile, e permette l’espressione di punti di vista complementari o alternativi senza penalizzare chi ne esprime di minoritari. La maggior parte degli scrittori presuppone per esempio che i reati sessuali contro l’infanzia e l’adolescenza siano ampiamente diffusi ma Antonio Scurati, ne Il bambino che sognava la fine del mondo, lascia spazio alla voce di un io narrante dissidente che riconduce la paura dei pedofili a campagne mediatiche manipolatrici.5 Scurati non condivide (o non condivide in pieno) il punto di vista di quella voce ma ne ricostruisce con cura le argomentazioni.

Il romanzo che analizzerò qui offre un altro punto di vista minoritario e provocatorio presentando la relazione erotica fra un adulto (un carabiniere di trent’anni destinato a una brillante carriera che lo porterà al rango di colonnello) e una bambina di dodici anni come gratificante e parzialmente liberatoria. Una simile impostazione è tutt’altro che nuova. Di solito, però, appare nella ricostruzione delle cose fatta dall’adulto (si vedano per esempio le poesie di Umberto Saba su Paolina e Chiarina),6 e suscita perplessità perché permette di giustificare, quanto meno dal punto di vista dell’adulto, azioni che la legge e la morale riprovano. Il romanzo di Maria Stella Conte è raccontato invece dal punto di vista della donna quarantaduenne che ha avuto quella relazione da bambina e ricorda, ribadendolo, l’entusiasmo suscitato in lei dall’esperienza. Nei romanzi contemporanei i pedofili sono descritti in maniera accentuatamente negativa: quello di Ruggine, di Stefano Massaron, uccide le sue vittime,7 quelli dei romanzi di Lorenza Ghinelli hanno l’espressione di “un lupo ringhiante, con [End Page 236] uncini al posto degli occhi,”8 quello de La bestia nel cuore di Cristina Comencini e la sua complice sono “esseri abietti, orrori della notte,”9 quello de La bambina perduta di Maria Venturi è la “Bestia.”10 Il pedofilo di Maria Stella Conte non è certo innocente, ma non è neppure un mostro di malvagità, e aiuta a capire il fascino che un adulto può avere su una ragazza trascurata, come accade anche in alcuni testi pubblicati di recente all’estero a cui mi riferirò: Tiger Tiger di Margaux Fragoso e (con un’inversione di genere fra abusante e abusato) The Perks of Being a Wallflower di Stephen Chbosky.11

Il titolo del romanzo della Conte, Terza persona singolare, allude a un fenomeno noto a chi si occupa di abusi.12 Gli abusati si trovano a volte in condizioni tanto disperate che possono sopportarle solo come se riguardassero una terza persona, un “lui” o una “lei” altri da sé. Un paziente di Sándor Ferenczi “regards being destroyed or mutilated with interest, as...

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