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MLN 119.1 (2004) 174-192



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Piero Chiara e la tradizione

Stefano Giannini
Wesleyan University


«Maybe we're confronted with a gang, with two men working together who just happen to have opposite names. Yes, I'm sure that's it. One of them here in the squadron, one of them up at the hospital and one of them with the chaplain. That makes three men, doesn't it?»
Joseph Heller, Catch-22

Fin dal 1962—anno di pubblicazione del Piatto piange ospitato nel Tornasole mondadoriano di Vittorio Sereni e Niccolò Gallo—l'opera del luinese Piero Chiara (1913-1986) ha goduto d'un grande successo di pubblico. I contributi critici che hanno accompagnato l'uscita dei suoi numerosi libri hanno individuato la cifra del successo nella feconda vena narrativa di livello medio-alto di autore nato fabulatore, arguto aedo della apparentemente intorpidita provincia italiana contemporanea. Si è complessivamente indugiato di più sul Chiara raccontatore innato—non approfondendo a fondo i suggerimenti di lettura di Gallo che vedeva nel Piatto piange la realtà "di una storia più vasta [...] il rendiconto amaro di un tempo perduto" 1 —più raramente tentando di analizzare i modelli conoscitivi del suo scrivere, forse apparsi meno rilevanti in un autore che, dichiarando più volte i suoi natali e la crescita nel mondo dell'oralità faceva pensare ad una [End Page 174] officina narrativa in cui la memoria dell'esperienza esistenziale fosse padrona. 2 La memoria, comunque elemento ineludibile per collegare le storie di Chiara all'orizzonte provinciale da lui privilegiato, non è però l'unico lievito della sua narrazione. Infatti quello che, nelle parole di un raccontastorie potrebbe rimanere un episodio o un bozzetto, magari con intenzioni pratiche o morali, tipiche dell' affabulatore orale, 3 diventa in Chiara un esercizio che tempera l'invenzione narrativa dal sapore d'oralità con il severo, e diverso, impegno dello scrivere, consapevolmente accettato dall'autore: "Quando ho dovuto tradurre in pagine scritte i miei racconti, mi si è presentato davanti un vero deserto da attraversare. Ho faticato, ma ho finito col trovare la traccia di un sentiero lungo il quale cammino ancora." 4 Si era accorto della ricchezza di questo impegno Luigi Baldacci che nelle sue indagini aveva dimostrato di apprezzare gli incontri di Chiara con la tradizione italiana illustre, dal trecento (Boccaccio) al novecento (Jahier ma soprattutto Gadda) passando per diligentissimi studi settecenteschi (Casanova). 5 In queste pagine si vuole indagare un altro contatto tra Chiara e il "patrimonio illustre" [End Page 175] di cui scriveva Baldacci, quello con Luigi Pirandello, avvicinamento tra i due autori, avanzato e mai approfondito su cui, è bene dirlo subito, occorre procedere con cautela per delimitare con appropriata fermezza i punti di contatto e gli esiti diversi dei loro lavori. I temi della ricerca identitaria e del doppio—centrali nel percorso poetico pirandelliano 6 —possono essere utili anche per cominciare ad addentrarci nell'esperienza poetica chiariana.

Nonostante la tentazione sovrappositiva che Pirandello accende nel lettore del Fu Mattia Pascal,in cui il narratore inizialmente sembra narrare il suo passato, permane lo scarto ineliminabile tra il narratore (fu Mattia Pascal) ed i protagonisti (Mattia Pascal ed Adriano Meis), con il primo che racconta la storia di quando si chiamava Mattia Pascal ma che ora, dopo essere diventato un altro, Adriano Meis, non è più nessuno dei due e non sa più con sicurezza chi è se non il fu Mattia Pascal ("«Ma voi insomma, si può sapere chi siete?» [...] «Eh, caro mio... Io sono il fu Mattia Pascal»" 7 ); e tra Pirandello e il narratore, nonostante l'ipotesi di una autobiografia forse inconscia certo ben nascosta tra le pieghe della narrazione come suggerito da Jean-Michel Gardair. 8 Non la situazione di un narratore che non sa chi sia ma la capacità di disseminare indizi identitari fuorvianti fanno pensare all'opera di Chiara in cui è altrettanto insidioso credere di poter eliminare lo scarto tra l'identità dell'autore, del narratore o del protagonista che così spesso sembrano coincidere o facili da identificare in uno. È invitante ma insidioso pensare di riuscire a...

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