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Reviewed by:
  • Reperta
  • Alvaro Barbieri
Zaccarello, Michelangelo . 2008. Reperta. Indagini, recuperi, ritrovamenti di letteratura italiana antica. Verona: Fiorini. ISBN 978-88-87082-87-6. Pp. 435. € 38,00.

Sotto l'insegna emblematica di REPERTA, lemma che evoca la suggestione della scoperta alludendo altresì agli aspetti avventurosamente 'archeologici' della ricerca d'archivio, Michelangelo Zaccarello ha radunato dieci contributi prodotti in un breve torno d'anni incluso tra il 2004 e il 2008. 1 Sette degli studi in parola—già apparsi a stampa in pubblicazioni periodiche, opere collettive o sillogi postcongressuali—sono ripresi con aggiornamenti e integrazioni bibliografiche, oltre che variamente ritoccati e aumentati. A questa serie di lavori, ben calettati nel nuovo contesto e provvisti degli opportuni rinvii interni, si aggiungono tre saggi inediti, un'importante Premessa di taglio programmatico e un'Appendice. La riproposta solidale di questi interventi non soltanto è motivata dalla ricorsività dei temi e degli autori implicati nei singoli saggi, ma trova il suo senso primo nel discorso metodologico unitario sotteso alla molteplicità centrifuga e radiale delle linee d'indagine. Pur imperniando il suo compasso nella specificità degli oggetti di ricerca prescelti, Zaccarello sa articolare una coerente riflessione d'assieme sull'accostamento filologico alle testimonianze letterarie del passato, prospettando un modo d'intendere le poetiche e le culture testuali assai prossimo, se non coincidente, con quello sostenuto ab origine dalla nostra rivista. 2 Sennonché, il ragionamento di carattere generale, sempre corroborato da saldi appigli teorici e agguerritissimo [End Page 153] nell'impiego della panoplia specialistica, appare convenientemente disciolto nella peculiarità empirica dei casi di studio, di cui darò qui di seguito una rassegna puntuale anche se inevitabilmente ellittica.

Il capitolo inaugurale consiste in una puntuale scheda analitica del Codex Italicus 1 della Biblioteca Universitaria di Budapest (Bud), relatore trecentesco della Commedia. 3 Tenendo conto delle più autorevoli ipotesi sulla tradizione del capolavoro dantesco—Petrocchi, Sanguineti, Trovato —, Zaccarello offre qualche spunto atto a tratteggiare il profilo testuale del manoscritto, ma si preoccupa soprattutto di descrivere e di motivare le strategie di scorciatura messe in opera dallo scriba del manoscritto budapestino (o derivate dall'antigrafo). La più vistosa caratteristica di Bud risiede, infatti, nella lacunosità della sua lezione, che oblitera una quota di versi pari al 18,57% della consistenza totale del poema.

Di maggior impegno (e sintomatico del metodo di lavoro di Zaccarello) è il Capitolo Secondo, che appoggia la sua forza euristica sulla capacità di incrociare e di far lavorare, nell'esame della documentazione manoscritta, la prospettiva filologica e l'angolatura storico-linguistica. Il cuore del saggio va cercato nell'esame comparativo di due testi tràditi dal medesimo manufatto (Firenze, Biblioteca Riccardiana, ms. 1383) ed eseguiti dalla stessa mano: l'autografo Libro di buoni costumi di Paolo di messer Pace da Certaldo e l'Epistola di San Bernardo al cavaliere Ramondo vergata dalla penna dello stesso Paolo. Entrambi i testi sono inquadrabili entro il filone delle scritture didascaliche e pedagogiche, ma le rispettive fisionomie linguistiche, sottoposte da Zaccarello ad attenti carotaggi, rivelano una marcata divaricazione. All'impronta conservativa dell'Epistola si contrappone la facies più variegata del Libro, intaccato da vistose screziature 'argentee'. La differente caratterizzazione linguistica dei due testi sembra riportabile a diverse modalità di trasmissione e a distinte peculiarità di costituzione redazionale: con ogni probabilità l'Epistola si è depositata sul supporto del Riccardiano 1383 come esito della trascrizione diretta di un solo antigrafo, mentre il Libro, sviluppatosi per progressive addizioni da una pluralità di fonti, risente verisimilmente di effetti di oralità e/o di tradizione mnemonica. Le divergenze d'uso linguistico che separano le due opere, entrambe appartenenti al filone precettistico, appaiono perciò riportabili ad una differenza di natura diamesica, ossia ad un "maggiore o minore influsso della [End Page 154] mediazione orale" (103), che si converte in una maggiore o minore permeabilità all'intrusione di tratti 'moderni'.

A questo brillante esercizio di analisi testuale tiene dietro una coppia di saggi incentrati sulle coordinate di trasmissione del Trecentonovelle di Franco Sacchetti (Capitoli Terzo e Quarto). La scoperta di un nuovo testimone (Oxford, Wadham College, MS A.21.24, olim M.39, databile all'ultimo scorcio del Cinquecento e siglato G) non soltanto fornisce un contributo importante alla restituzione del novelliere di Sacchetti, ma promuove un...

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