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Reviewed by:
  • The Complete Works
  • Maria Veronese
Priscillian of Avila The Complete Works Edited and translated by Marco Conti Oxford Early Christian Texts Oxford: Oxford University Press, 2010 Pp. xii + 344. £90.00/$175.00.

Il volume di Conti ha il merito di colmare una lacuna negli studi su Priscilliano e la sua cerchia, presentando una traduzione moderna degli scritti a lui attribuiti, corredata da una puntuale introduzione e da un agile commento. Tale lavoro è apprezzabile considerato che negli ultimi decenni gli studi su Priscilliano si sono moltiplicati, talvolta prescindendo dalla lettura degli scritti attribuitigli con interpretazioni superficiali e fuorvianti.

Nell'introduzione Conti ripercorre la vita di Priscilliano, soffermandosi in particolare sulla sua condanna capitale e sul giudizio che di essa è stato dato nel corso dei secoli, un giudizio oscillante tra un Priscilliano eresiarca giustamente condannato e un Priscilliano vittima dell'intolleranza ecclesiastica. La critica moderna, che nuovo impulso ha tratto dall'attribuzione a Priscilliano degli opuscoli anonimi di Würzburg ad opera di G. Schepss, tende oggi ad attenuare la questione ortodossia/eterodossia, collocando la figura di Priscilliano nell'orizzonte più ampio della spiritualità tardoantica, attraversata da tensioni culturali, sociali e religiose—"un chrétien non conformiste" è stato recentemente definito (S. J. G. Sanchez, Paris 2009).

Gli scritti, di cui sono riportati il testo latino, con qualche emendazione rispetto alle edizioni precedenti, e la traduzione inglese a fronte, sono suddivisi in opere autentiche di Priscilliano e opere spurie trasmesse in forma anonima o falsamente attribuitegli. Nella prima categoria rientrano i Trattati di Würzburg; circa la paternità Conti si richiama alla tesi di B. Vollmann (1974), secondo cui essi sono da attribuire a diversi autori, una tesi spesso trascurata a favore dell'origine complessivamente priscillianista degli scritti, ma che a mio avviso valuta opportunamente le differenze stilistiche e tematiche che essi presentano. Nonostante tutti e undici gli scritti siano compresi nella sezione delle opere autenticamente attribuite a Priscilliano, secondo Conti solamente i primi tre, di carattere apologetico, sono effettivamente opera del vescovo di Avila, a cui è attribuito anche il Tract. XI; i Tract. IV-X, che costituiscono un ciclo di omelie quaresimali, sono assegnati ad almeno due autori diversi: al primo sono da ascrivere i Tract. IV, VI e X, ad un secondo i Tract. V e VII, mentre i Tract. VIII e IX sono mutili al punto tale da non consentire alcuna ipotesi circa la paternità. Per quanto riguarda la datazione del Tract. I (Liber apologeticus), datato dalla critica tra il 380 e il 384, Conti sceglie la data più alta, collocandolo all'epoca del concilio di Bordeaux (384); mentre il Tract. II (Liber ad Damasum episcopum) non presenta problemi di datazione (381/2), il Tract. III (Liber de fide et de apocryphis), scritto in difesa degli apocrifi, in mancanza di precisi riferimenti storici è datato da Conti al 381 come risposta al rescritto di Graziano. Per le omelie (Tract. IV-X) non è possibile stabilire una data certa, ma secondo Conti appartengono alla prima fase del priscillianismo (380-430); invece il tono e il [End Page 149] contenuto liturgico della Benedictio finale (Tract. XI) inducono Conti ad attribuire lo scritto all'inizio del movimento religioso, intorno alla metà degli anni Settanta del IV secolo. I Canoni, che condensano in 90 brevi sezioni l'insegnamento paolino, sono l'unica opera di cui si può affermare con certezza la paternità di Priscilliano; essi subirono l'intervento correttivo di un certo Peregrino, il quale migliorò il testo, eliminando alcune espressioni eterodosse. Lo stile piano e chiaro del prologo, così diverso da quello della maggior parte dei Trattati, si spiega con il genere e lo scopo particolare dell'opera, che tuttavia, secondo Conti, presenta delle somiglianze con il tono e lo stile del Tract. III. Il frammento citato da Orosio, che costui afferma appartenere a quaedam epistula scritta da Priscilliano in persona, presenta alcuni termini che si riscontrano nei Trattati e rivela affinità di stile con il Tract. III; per questo Conti giudica con interesse il breve passo che non va collocato nel contesto gnostico in cui lo pone Orosio, ma che si accorda con il moderato dualismo che emerge dai Trattati. Tuttavia la brevità del passo, l'ignoranza del contesto generale della...

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