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MLN 118.1 (2003) 271-274



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Riccardo Castellana, "Bilanci: Federigo Tozzi 1990-2000" in Moderna. Semestrale di teoria e critica della letteratura, III, 1, 2001. Pisa-Roma: Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2002. Pp. 97-190.

Opportunamente, con qualche anticipo sulla data del Convegno Internazionale Tozzi: La scrittura crudele, che si è svolto a Siena nei giorni 25 e 26 ottobre del 2002, un fascicolo della rivista Moderna dedica una buona metà delle sue pagine a un bilancio del lavoro editoriale e critico relativo al grande scrittore senese per il decennio 1990-2000. L'assai utile rassegna è articolata in un repertorio bibliografico ragionato diviso in cinque sezioni (non tutte di egual valore e intelligenza), che danno conto rispettivamente delle Edizioni delle opere a cura di Paola Salatto, degli Studi sulle opere a cura di Monica Vigni, di Critica straniera e traduzioni a cura di Massimiliano Tortora, della Cultura e la scrittura saggistica a cura di Federica Tozzi, infine della Ricezione e la storia della critica a cura della stessa Federica Tozzi. Il tutto è preceduto da un buon saggio di Riccardo Castellana che fa Il punto su Tozzi 1990-2000, sul quale soprattutto vale la pena soffermarsi.

Riferendosi giudiziosamente alla precedente e notevole Storia della critica procurata dalla Dedola nel 1990, l'autore presenta questo suo lavoro come un'appendice o un ideale ultimo capitolo di quella e dichiara la sua intenzione di tentare un "inquadramento, anche solo provvisorio, delle principali linee di ricerca e dei temi maggiormente frequentati nel dibattito critico" (p. 97). Credo che si possa facilmente concordare col suo giudizio di fondo che ritrova, sia nei tre libri più importanti apparsi nel decennio (quello di Baldacci nel 1993, di Luperini nel 1995, di Saccone nel 2000) che negli studi dedicati alle letture e alle ascendenze culturali di Tozzi (Melosi 1991, Marchi 1993, Bertoncini 1993, ed altri), "quella ricchezza argomentativa e quella capacità di discussione radicale che aveva caratterizzato il vero punto di svolta nella storia della critica tozziana, vale a dire la metà degli anni Sessanta di Giacomo Debenedetti" (p. 98). Ciò va di pari passo, fortunatamente, con un quadro finalmente cambiato per quel che riguarda la disponibilità dei testi di base, ovviamente in strettissima relazione con la mutata ricezione accordata loro dal pubblico più generale come da quello più specificamente scolastico. Certo è che le edizioni, anche commentate, dei romanzi di Tozzi sono ora numerose e varie, anche se questa nuova situazione sembra trovare un riscontro ancora contraddittorio nel trattamento—attenzione e spazio—dedicato al nostro autore nella pletora di storie, piccole e grandi, della letteratura italiana che non cessano di apparire con stupefacente se non inesplicabile frequenza in un mercato che si vorrebbe credere saturo. Un quadro tutto sommato positivo, anche se l'estensore del bilancio ritiene di dover ripetere la dichiarazione di una "sostanziale inattualità" di Tozzi, e lamentare la situazione ancora largamente poco lusinghiera del successo editoriale e critico dello scrittore fuori d'Italia: con la possibile eccezione degli Stati Uniti, dove il dibattito critico (che si è [End Page 271] svolto soprattutto su questa rivista) e ora anche alcune traduzioni sembrano essere di buon auspicio per il futuro.

Venendo alla più generale situazione della critica tozziana (in Italia e fuori), non c'è dubbio che uno dei maggiori contributi alla conoscenza dello scrittore senese sia venuto dall'approfondimento (grazie al lavoro specialmente di Marco Marchi e di un gruppo di studiosi fiorentini: Melosi, Martini, Ureni) della sua cultura, specialmente psicologica, che ha fino a un certo punto messo in luce "una personalità intellettuale tutt'altro che naïf (Esposito) e tutt'altro che provinciale o attardata (Getrevi)" (p. 101), e, come misuratamente si esprime Castellana, "un lettore [...] tutt'altro che ignaro dei fermenti innovatori nel campo degli studi psicologici e psicopatologici" (ibid.). Va d'altra parte soprattutto a Giancarlo Bertoncini, curatore dell'ottima raccolta di Pagine critiche di Tozzi del 1993 (un lavoro lodevolmente proseguito tra gli altri da Marchi, Del Rocca e Scampati) il merito di un'accurata ricognizione delle componenti più propriamente letterarie e ideologiche dell'opera del senese: ricognizione ed esplorazione che riservano probabilmente ulteriori estensioni e arricchimenti relativamente...

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