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Reviewed by:
  • Resisting Bodies: Narratives of Italian Partisan Women
  • Tullio Pagano
Rosetta D'Angelo and Barbara Zaczek, eds. Resisting Bodies: Narratives of Italian Partisan Women. Chapel Hill: Annali d'Italianistica, 2008. xxxiii + 190 pages.

Il soggetto della Resistenza in Italia è destinato a destare sempre più attenzione nel giovane pubblico, sia in Nord America che in altri paesi. Quando si affronta l'argomento in classe, il corto circuito tra ciò che accadde in Italia dalla caduta di Mussolini alla Liberazione e quel che si sta verificando in Medio Oriente è inevitabile. Chi sono i guerriglieri che combattono ormai da anni e con tutti i mezzi contro le truppe occupanti? Si tratta di ribelli, terroristi, o patrioti, come i partigiani preferivano definirsi ("I patrioti insorti liberano Genova" recitava la testata dell'Unità il 25 aprile del 1945)? Possiamo giustificare un attentato come quello di Via Rasella a Roma, in cui morirono trentadue soldati tedeschi e condannare gli attacchi che quasi ogni giorno colpiscono convogli militari, mutilando e straziando corpi di uomini e donne, colpevoli solo di aver scelto d'indossare una divisa? Sono domande difficili ed appassionanti, che spingono un numero sempre maggiore di studiosi a tornare ad esaminare le dinamiche che caratterizzarono la Resistenza in Italia.

Mentre nella guerra tradizionale, combattuta da eserciti regolari, le donne erano generalmente relegate a ruoli secondari, nella guerriglia, in cui l'intima conoscenza del territorio e la capacità di muoversi clandestinamente all'interno degli schieramenti nemici diventano fattori determinanti, la presenza femminile ha sempre svolto un ruolo importante. Perché allora, si domandano giustamente le autrici del volume—e con loro Stanislao Pugliese, autore dell'ottima introduzione storica che correda il lavoro—il silenzio degli storici italiani sul contributo che le donne diedero alla Resistenza in Italia? Come suggerisce il titolo di una raccolta di storie di partigiane piemontesi, la resistenza femminile in Italia è in gran parte una "resistenza taciuta," che solo negli ultimi anni ha cominciato ad affiorare. Per capire le ragioni di questo silenzio occorre leggere il racconto-intervista di "Trottolina," una delle tante staffette che assicuravano i contatti tra i vari distaccamenti partigiani stanziati nelle Langhe, dove fu più tenace la resistenza contro i nazi-fascisti. Nonostante il ruolo importantissimo che Tersilla Fenoglio Oppedisano ebbe nel conflitto, le venne vietato di partecipare alle sfilate che si svolsero dopo la Liberazione: "I did not participate in the parade; I remained on the sidelines applauding" (111). All'inizio Tersilla si ribella, ma in seguito finisce per dar ragione ai suoi compagni: "No woman partisan garibaldina marched, and they were right [. . .] Good Heavens! Luckily I had not gone! People said that they were whores" (111). Come poteva una donna vivere per lunghi mesi in clandestinità insieme a decine di giovani uomini senza cedere al desiderio sessuale? Certamente sarebbe diventata la donna di tutti. Invece, per Tersilla, il distaccamento era come una famiglia, i suoi compagni come fratelli, tanto che, quando uno di loro dopo la Liberazione le scrisse alcune appassionate lettere d'amore, lei si mise a piangere, perché le sembravano quasi incestuose. [End Page 255]

Nonostante il clima di altissima moralità che vigeva all'interno delle formazioni partigiane, nell'immaginario letterario maschile l'emancipazione politica femminile si traduce quasi sempre in promiscuità sessuale. Giustamente le curatrici del volume hanno inserito due racconti scritti da uomini: Italo Calvino e Beppe Fenoglio. Si tratta di una scelta a prima vista difficile da capire, in quanto le protagoniste femminili nei due testi hanno un ruolo piuttosto secondario. Ciò che le accomuna è però la loro sessualità, apertamente messa in mostra. Il brano di Calvino scelto è quello classico tratto dal Sentiero dei nidi di ragno, in cui il Dritto, capo partigiano ormai debilitato e dimissionario, ha un rapporto con la donna del cuoco del distaccamento, il cui nome, Giglia, contrasta ironicamente con il suo passato non certo illibato e con il suo comportamento con gli altri partigiani. Nel racconto di Fenoglio, il giovane protagonista, aspirante partigiano, è spettatore "involontario" di un incontro sessuale tra il capo del distaccamento e la sua donna, Jole: "A girl, lying on top of the table, barely had time to close her legs and pull down her slip. A man was standing, his back turned. From his...

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