In lieu of an abstract, here is a brief excerpt of the content:

  • Il vagone dei ferrovieri
  • Alessandro Carrera (bio)

Ho una brutta stampa appesa in casache ai miei ospiti non piace.È un vagoncino rosso della Union Pacific,qui in America lo chiamano Caboose,ultimo di dieci carri merciche seguono la curva dei binarisu una prateria di cespugli di saggina.Oltre il quadroil treno va, continua a andare,si perde nella spugna del muroverso un sole tramontato ad occidente del pittoree che manda luci postume, ubriache.Paul F. Detlefsen, dice la placchetta,The Red Caboose.I ferrovieri ci andavano a mangiarescodelle di fagioli, a fumare e bere whisky.La locomotiva è piccola in distanza,non riesco a distinguere il tipo.Avrà un nome eroico e familiarecome il General di Keaton, e comunquemanda un fumo strepitoso e drittoche si mischia col colore viola polveredelle nuvole avanzanti le colline.Sento gli uomini passarsi la vocein fila sulla cima dei vagoni.Li vedo tirarsi le bretelle, scacciar mosche,scherzare coi neri cappelli a visiera.

"Nessuno può distruggere le stazioni."È una cosa che ho scritto una volta e non sapevo perché.Mi ipnotizzava come qualcosa di morto e sicuro,mi sembrava veracome un congresso di metereologidi cui solo metà ha portato l'ombrello,vera come il cartello all'ingressodi qualche città di guerra, Dresda, Coventry,dopo che gli aerei si furono sgravati. [End Page 35]

Una sera presi un treno a Siracusa,facevo il folksinger allora.Finito un altro festival,gruppi rock, una compagnia di teatro Kathakhali.Gli indiani si erano mangiati tutto il riso,i musicisti rock si erano portati via tutti i soldi.Ricavai le spese e il teatro greco.Nell'Orecchio di Dionisio un disc-jockey mi assordòcon le sue graduatorie personalie con il music business che fa schifo.Verso Catania, corridoio dopo corridoio,fantasticavo di essere in un plastico,forti motrici sulle montagne coniche,merci che scendevano dondolanti allo smistamento.Quando ancora mi attaccavo alle vetrinei treni più belli, più cari erano i Märklin.I Rivarossi traboccavano dagli scaffali,pochi avevano i Fleischmann,e io ero orgoglioso di possederne uno.Non avevo scambi. Avere scambi era da ricchi,spenderci soldi era scelta morale.Eracle al bivio, la via in discesa della virtù,la lenta salita del conforto.

Entrai nel vagone postale.Mio padre contava sacchi di lettere,pacchi tesi contro le corde come seni dentro vestiti.Non riuscivo a andare avanti,la mia cuccetta era due carrozze in testama non mi muovevo, mi ero fissatoche il treno corresse più di me.Non posso dormire, papà, raccontami ancorala storia dell'aereo americanoche mitragliò tutto intorno alla stazione, al tuo paese,e non la prese mai.È ancora là, l'ho vista,sempre uguale dalla fine della guerra.È adesso che sembra bombardata, vecchia, inutile,ma nessuno l'ha distrutta.Vedi papà che mi ricordo la tua storia,vedi che mi sembra vera [End Page 38]

come una tavola d'oro anticamente incisada cui ci raggiungeuna splendente profezia dimenticata,vera come una sentenza giustache tutti decidono entusiasti di non applicare.

Devi essere qualcuno nella vita, ragazzo mio.Devi aver servito qualcuno,devi aver fatto fuori qualcuno,oppure sarai solo qualcunosulla strada da Carlsbad a Whites' Citycoi piedi sporchi e una borsa di telacome la vagabonda dagli occhi infossatiche scendeva la via del serbatoioe non ci credeva che le davo un passaggio.Se n'era andata di casa da dieci anni.Mendicava, trovava. Non mi raccontò la sua storia.Non le avrebbe fatto nessun bene, così disse.Voleva sapere cosa provauna donna che si chiude in una grotta.Aveva sentitoche le grotte di Carlsbaderano bellissime.

Al distributore mio padre serviva da bere.Mi chiese se quella era la mia ragazza.No, gli dissi, è una zingara.Non ci sono zingari in America, disse lui.In America ci sono palle da biliardosmangiucchiate come tasti di pianoforte,ci sono piatti specialiin ristoranti senza niente di speciale,ci sono pelli di serpenteessiccate con gran cura ed esposte alle verande dei motel.Gli zingari scelgono la strada. In America non si sceglie.Si sceglie forse in paradiso...

pdf

Share