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MLN 117.1 (2002) 174-193



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Poesia in cucina:
Lina e il mondo femminile nella rappresentazione di Umberto Saba 1

Chiara Fabbian


Scopo di questo saggio è di esaminare un percorso poetico e biografico che si esprime in un progressivo cambiamento dell'immagine di Lina--e della donna in generale--nell'opera di Saba.

Partendo dalla prima produzione sabiana, nella quale molti critici hanno riconosciuto un'impronta weiningeriana, si arriverà all'analisi di testi del primo e secondo dopoguerra, nei quali ho voluto sottolineare un "cambiamento di rotta" o, almeno, un'immagine femminile assai meno ambigua e inquietante.

Come vedremo con maggiore dettaglio, la critica ha stabilito che il personaggio di Lina, nato sotto il segno ambivalente di Carmen e privo di parola e di esistenza oggettiva, si libera a poco a poco per trovare, nei testi di Saba, piena espressione della sua alterità e un ruolo di compagna a fianco dell'inquieto e solitario poeta, novello Ulisse. Pur nell'ambito del ruolo tradizionale di donna di casa, amorosa e istintiva, Lina trova la sua voce in modo del tutto nuovo e originale, con il discorso diretto e in prima persona, in opposizione e insieme unione spirituale con il proprio compagno.

Attraverso l'analisi di alcuni brani di poesia e di prosa, vorrei dunque, dapprima, ripercorrere la relazione tra Freud e Saba, Weininger e Saba, per poter poi evidenziare il successivo, progressivo [End Page 174] disambiguarsi dell'immagine femminile. A mio avviso, infatti, le ultime prose di Saba forniscono un'importante testimonianza di una diversa disposizione dell'autore nei confronti del mondo femminile. In esse, Lina viene spesso collegata alla preparazione dei cibi; tanto che nella sua cucina, e in ciò che essa rappresenta, i due avversi destini "d'arte e d'amore" sembrano veramente mescolarsi e trovare un'amorosa, rispettosa intesa.

Secondo Giancarlo Biasin il cibo, nei testi letterari, è il "segno materiale della dialogicità umana" e la convivialità può funzionare anche come "scoperta dell'altro" (Biasin 36). Il cibo può essere quindi uno strumento di conoscenza, un mezzo per definire le relazioni tra i soggetti, o tra il soggetto e la storia. Mi è sembrato utile applicare questo concetto ad alcune prose di Saba, nelle quali le creazioni culinarie di Lina vengono ricordate dal Nostro come un atto d'amore, espressione di un'identità inconfondibile: credo infatti che, descrivendo la convivialità nella cucina di Lina, Saba mostri di essere giunto a comprendere più profondamente se stesso e la propria compagna, la loro relazione e il rispettivo ruolo nel mondo.

Come preliminare al nostro studio, vorrei ricordare che un aspetto fondamentale per comprendere l'opera di Saba e, in essa, il personaggio di Lina, è l'incontro del poeta con Freud. L'entusiasmo per le sue teorie è evidente dopo il 1929 e la cura con il dottor Weiss, tanto da ispirargli le poesie del Piccolo Berto--ricerca del tempo perduto infantile--e l'espressione sempre più consapevole dell'ambivalenza affettiva nei confronti della moglie-madre, e delle note opposizioni madre/padre, madre/nutrice.

È noto che, nella poesia, Saba riconosce di avere ereditato dalla madre il peso dell'esistenza e la sofferenza "ebraica", e dal padre e dalla nutrice il dono della leggerezza, l'evasione di cui si nutre il suo talento poetico ("Autobiografia" 3; "Nutrice" in Parole). Nell'opera postuma Ernesto egli sembra riconoscere che i conflitti irrisolti dell'infanzia lo avevano portato all'omosessualità, come ricerca dell'affetto e del padre che gli erano mancati 2 : "[Ernesto] non aveva [End Page 175] trovato in quella relazione quel po' di protezione paterna [...] che [...] inconsciamente cercava" (25).

La prima esperienza eterosessuale dell'alter ego di Saba, descritta in Ernesto, è d'altra parte tutto un susseguirsi di paragoni ambigui tra la prostituta e la nutrice, la prostituta e "l'uomo": l'odore di biancheria nuova e il lumino sotto l'immagine della Madonna, nella casa della prostituta, gli ricordano la casa della balia; la prostituta, come la balia, è una slovena del territorio con repressi istinti materni; ma la peluria di lei sopra il labbro gli ricorda "l'uomo", e così la carezza che...

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