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MLN 117.1 (2002) 257-260



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Book Review

Nella città di Arcadia.
Cultura fluviale e extra-territorialità nella poesia di occasione di Paolo Rolli


Francesca Santovetti. Nella città di Arcadia. Cultura fluviale e extra-territorialità nella poesia di occasione di Paolo Rolli.Pisa: Edizioni ETS, 1997. Pp. 216.

Francesca Santovetti, con informazione esatta e garbato eloquio ha affrontato il tema dell'attività letteraria di Paolo Rolli seguendola nello spazio nativo romano, nella Londra frequentata tra il 1715 ed il 1744 e nella Todi che lo ospiterà fino alla morte avvenuta nel 1765.

La netta scansione spazio-temporale degli itinerari poetici del Rolli non è indizio di una opzione didascalica in favore di una frontiera di comodo che crei tra essi diramazioni inconciliabili. Mentre la Santovetti procede infatti a fare luce sui diversi momenti storici che dettano occasioni plurime all'attività creativa di Rolli poeta, non si lascia mai sfuggire la presenza di un paesaggio dell'anima che, nella sua varietà tematica inspirata ad occasioni diverse, rimane fedele a sé stesso, evocatore di trame della memoria che si integrano rispecchiandosi l'una nell'altra.

Interessante si presenta, da questo punto di vista, quell'istanza presente nel sottotitolo del libro, allusiva ad una "cultura fluviale" del Rolli. In un'epoca a noi assai più vicina il giovane Pirandello delle "Elegie renane", nel corso del suo soggiorno in Germania, volgeva lo sguardo desolato e affranto verso il fiume vicino, pensando al suo mare siculo, ora così lontano: "Cerco veder nel fiume/il mio lontano mare". Incommensurabili distanze sembrano delineare in questo contesto l'ipotesi di agganci impossibili. Il libro della Santovetti, trasferendoci in un clima di inizio Settecento rende plausibile il rapporto tra metastoria arcadica--il fiume come indispensabile componente paesaggistica arcadico-pastorale--e fluvialità vincolata alla storia. Vengono così forniti di un loro senso specifico vuoi il Tevere, che attraversa, hic et nunc, la Roma di Clemente XI, vuoi, più tardi il Tamigi del tempo degli Hanover, assurti alla storia regale dell'Inghilterra proprio mentre il Rolli era venuto ad esercitare le sue funzioni di mentore, esperto nell'insegnamento dell'italiano, presso la famiglia reale.

Il Rolli, che imbocca venticinquenne la strada ecclesiale, si trova immerso in un'attività artistica plurima della cui ricostruzione ci rende partecipi la Santovetti. Versatile autore di odi e serenate, canzonette ed elegie, melodrammi e tragedie, egli è chiamato ad affrontare le conseguenze degli ostacoli frapposti al tempo di Innocenzo XII all'attivita teatrale ospitata allora [End Page 257] in edifici appartenenti alla città. Era stato infatti proprio Innocenzo XII ad ordinare la distruzione del teatro di Tor di Nona nel 1697, per motivi di pubblica moralità. Il consenso va perciò ad un gentiluomo di rango, Francesco Maria Ruspoli, principe di Cerveteri, che trasforma in teatro, col plauso del Rolli, un'ala del suo palazzo romano.

Quando nel carnevale del 1710 vengono teatralmente gestite le due odi del Rolli su Attilio Regolo, Rolli (in arte Eulibio) non esiterà ad avvicinare il contegno eroico del Ruspoli (in arte Olinto) a quello di Attilio Regolo. Non era stato forse lui a difendere com milizie assoldate a sue spese i confini pontifici nel ferrarese, insidiati dalle truppe imperiali? Risalta qui la calma disponibilità di mediatore esercitata dal Rolli tra le frontiere di una moralità pubblica salvaguardata dall'autorità papale e il senso e il gusto dello spettacolo artistico difeso da chi, come il Ruspoli, al di sopra di ogni sospetto di inclinazioni a-papali ed eterodosse, aveva saputo creare nell'imminente passato un muro di difesa della Chiesa contro l'invadenza imperiale.

È però vero che le suggestive memorie storiche relative ai tempi mitico-eroici della repubblica romana, se pur si rispecchiano nel paesaggio attraversato dal Tevere clementino, si trasformano, travisandosi in una "querelle" pastorale tra Arcadi operanti nella Roma di Clemente XI. Da una parte c'è il Gran Custode dell'Arcadia, Giovanni Mario Crescimbeni, e i suoi fedeli accoliti; dall'altra, il Gravina e il suo fedele Rolli, che risulta essere al centro della ricostruzione critica operata dalla Santovetti. Dobbiamo a lei l'attenzione, che...

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