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MLN 116.1 (2001) 207-209



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Book Review

La Viandanza


Biancamaria Frabotta, La Viandanza. Milano: Mondadori, 1995. Pp. 112.

Il libro è diviso in cinque parti: "Appunti di volo," "I giorni della sosta," "La Viandanza," "Le spezie morali," e "Spiragli sull'equivoco." La prima parte, "Appunti di volo," è una scelta di testi dalla plaquette che porta lo stesso titolo, uscita nel 1985. Poiché proprio questa prima parte contiene alcuni tra i testi più significativi, fa piacere che essa sia stata ripubblicata nel volume mondadoriano. Fa inoltre ancora più piacere che con la pubblicazione di questo volume nella prestigiosa collana di poesia dello Specchio di Mondadori, l'opera poetica di Biancamaria Frabotta abbia avuto il riconoscimento "editoriale" che le era dovuto. Con quattro o veramente cinque volumi di poesia, cioè, prima di questo La Viandanza, i volumi Affeminata del 1976, Il rumore bianco del 1982, Appunti di volo e altre poesie del 1985, e Controcanto al chiuso del 1991, l'opera poetica di Biancamaria Frabotta si è ormai imposta come una delle più significative ed interessanti nel panorama della poesia contemporanea oggi in Italia. Cercherò brevemente di dire perchè, senza voler fare un discorso troppo tecnico ma semplicemente per orientare un po' il lettore o la lettrice che volesse intraprendere la lettura di questo libro.

Un commento di tipo strutturale. Si tratta di testi di una grande ricchezza di registri e di toni che vanno dal lirico all'elegiaco al parodico al satirico, i quali, benché concepiti ed elaborati evidentemente in occasioni diverse, e quindi leggibili anche da soli, sono montati sapientemente nelle cinque parti secondo una struttura precisa che rende il volume nel suo complesso leggibile come tracciato di un unico e complesso itinerario di viaggio. Viaggio in almeno tre sensi principali. Prima di tutto si tratta a volte di testi nati dalla rielaborazione poetica di veri e propri appunti di viaggio, di osservazioni nate da esperienze stranianti e strazianti in vari continenti, tra Americhe, Africa, Australia, e Europa. Altre volte questo senso di itinerario di un viaggio che seguiamo e di cui diventiamo partecipi di pagina in pagina, è dato non da riferimenti a dei luoghi esotici o a esperienze stranianti avvenute nel contatto con l'altro, il diverso e il lontano, ma dal senso di una irrequietezza mentale, di una ricerca continua di nuove strade da percorrere sia nell'analisi interiore che nella problematizzazione testuale del rapporto con il mondo.

C'è poi, profondissima, la dimensione di un viaggio ermeneutico nel tempo della propria vita, un tornare indietro--mediato in parte da un'attenta riflessione critica sul discorso della psicanalisi--verso la propria infanzia, verso un luogo dove dare un senso al proprio rapporto con la madre, con il padre, con il dolore della morte. Infine, si avverte il senso di un viaggio non solo testuale ma anche intertestuale, in quanto il volume riflette (anche se in modo assai misurato e il più lontano possibile da certi eccessi citazionisti del post-moderno o di certe neoavanguardie) la frequentazione assidua di molti testi amati, e il loro attraversamento. E' un repertorio molto ricco, che va da [End Page 208] Dante a Foscolo a Leopardi agli amatissimi Caproni e Betocchi, ma che comprende anche un vasto reticolo di testi prediletti di altre letterature, e che quindi estende la mappa del viaggio a confini ben più vasti di quelli italiani. Le citazioni che fungono da epigrafi a ciascuna delle cinque sezioni sono delle spie preziose e significative in questo senso. Si va dal Melville di Bartleby, da cui è tratta l'epigrafe per "Appunti di volo," "E' un modo--dice--che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione," a Marina Cvetaeva ("Il camminatore si dimentica del proprio zaino fino al momento in cui ne ha bisogno: il momento della sosta"), a Simone Weil ("Nessun punto di rottura: quando si vede il fosso lo si è già passato") a Lévi-Strauss ("La sua mensa non offrirà ormai più che questa vivanda") a Bruce Chatwin ("Per sapere dov'era, lei doveva solo conoscere il canto. Per tornare non aveva che da cantare al contrario").

E' in quest'ultima epigrafe tratta dal capolavoro...

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