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MLN 115.1 (2000) 150-153



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Book Review

La serietà del gioco. Svaghi letterari e teatrali nel Settecento.


Franco Fido. La serietà del gioco. Svaghi letterari e teatrali nel Settecento. Lucca: Maria Pacini Fazzi Editore, 1998. Pp. 235.

La breve nota bibliografica, che segue all'Introduzione di questo volume, ci informa come otto dei dieci saggi qui raccolti fossero apparsi altrove: quelli sulle novelle del Settecento, sui drammi spagnoleschi di Carlo Gozzi, sul Baretti inglese e sul Da Ponte editore e bibliofilo figuravano già negli atti di vari convegni tenutisi in Italia e in America fra il 1988 e il 1992; quelli sul teatro dell'abate Chiari e su un' interessante parodia del primo quarto del secolo diciottesimo erano rintracciabili in due riviste (rispettivamente, in un numero di Teatro in Europa del 1989 e in uno de L'immagine riflessa del 1992); quelli, infine, su una continuazione apocrifa del Giorno e sul libretto dapontiano dell'Assur o Axur re di Ormus avevano trovato posto in due volumi collettanei (il primo in una raccolta di studi del 1992 in onore di Maria Picchio-Simonelli, e il secondo in un volume del 1993 interamente dedicato al Ritorno di Da Ponte). La ragione della loro ripubblicazione non è autopromozionale (l'autore non ha certo bisogno di farsi pubblicità), ma non risiede neanche in un loro ampliamento, aggiornamento o riscrittura: più d'uno di questi saggi conserva, anzi, sulla pagina il carattere sintetico, discorsivo--e francamente piacevole--dell'intervento di convegno. Inoltre, se mi si permette un appunto ancora in apertura, le aggiunte bibliografiche, vi sono davvero scarse: non si fa, ad esempio, alcuna menzione del libro di Lucia Nadin sulla cultura del gioco, uscito proprio un anno prima di questo e presso lo stesso editore, contenente un importante capitolo dedicato all'accademia veneziana dei Giocosi e a Goldoni e il gioco; né si riconosce, nelle pagine dedicate al Baretti, che certa sua produzione inglese è stata in effetti recentemente studiata in Italia (mi riferisco, in particolare, al lavoro di Cristina Bracchi, allieva di un altro maestro di studi settecenteschi, Marco Cerruti, che ha portato nello stesso 1998 alla publicazione di Prospettiva di una [End Page 150] nazione di nazioni, in cui si tratta dell' Account of the Manners and Customs of Italy). E tuttavia, nel ripresentare qui questi saggi, accompagnandoli con due inediti studi sul poco conosciuto Tommaso Crudeli e l'altrettanto trascurata Marfisa bizzarra di Carlo Gozzi, Fido è ampiamente giustificato dall' appartenenza dei testi che in essi esplora ad un Settecento minore di cui pochi si occupano, e che soltanto il suo acume, la sua impareggiabile conoscenza del periodo e quasi affettuosa familiarità con tutti i suoi protagonisti sanno mettere in giusta luce. In particolare, questi saggi si offrono, quasi natualmente, come tanti capitoli di una stessa storia: la storia, appunto, dell'incontro e dell'intreccio di letteratura e divertimento nel secolo diciottesimo, vale a dire un secolo in cui, assai più che in altri, la distanza fra l'esercizio della cultura, il gioco e l'intrattenimento si fa brevissima e il nesso fra "gratificazione ludica e comunicazione artistica," conservato nei termini jouer, play e spielen ricordati dall'autore nell' Introduzione, è particolarmente sentito. Nel Settecento, anche in Italia, dove "l'indigenza culturale di un verbo come giocare" sembrerebbe alludere al "carattere 'serio', paludato" della nostra letteratura, il divertimento sembrò divenire "un modo particolarmente rapido ed efficace di conoscere" (9).

Il capitolo iniziale offre un quadro chiaro ed esaustivo della produzione novellistica settecentesca: minacciata dalla concorrenza di forme più autorizzate e/o autorevoli come la commedia, la favola o la satira, o forme più alla moda come la lettera e il saggio, la narrativa breve del Settecento si esibisce in raffinati rifacimenti decameroniani (è il caso di Parini e Manfredi) o riciclaggi boccacceschi a fine divulgativo (è il caso di Argelati, Ticozzi e Bandiera); si esprime nella "vivacità e corpulenza stilistica" (22) delle undici Novelle dal ducato in fiamme di Carlo Gozzi; usa efficacemente il verso (per esempio nelle novelle raccolte ne Gli animali parlanti del Casti e ne La rete di Vulcano del Batacchi), o si...

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