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Reviewed by:
  • Aghios. Quaderni di studi sveviani
  • Eduardo Saccone
Aghios. Quaderni di studi sveviani diretti da Giuseppe A. Camerino e Elvio Guagnini (Pasian di Prato: Campanotto Editore, 1997). 110 pp.

Il fascicolo, di modesta eleganza, adorno di un legno dipinto di Bruno Chersicla raffigurante la testa ben riconoscibile di uno Svevo maturo, è il primo di una serie, che ci auguriamo lunga e fortunata, di quaderni interamente dedicati all’autore della Coscienza di Zeno. È una iniziativa da salutare con favore, a cominciare dal titolo, che mi sembra particolarmente [End Page 203] felice, forse anche al di là delle stesse intenzioni: le ragioni, per lo meno, che troviamo enunciate nelle due pagine preliminari firmate da uno dei curatori.

Aghios come titolo di una rivista dedicata a Italo Svevo non è casuale” (p. 9). Ovviamente: come poteva essere altrimenti? Del personaggio, “essere tipicamente sveviano”, e del testo di cui esso è protagonista, Corto viaggio sentimentale, in questa introduzione è proclamata l”emblematicità’: in ragione, se intendo bene, di un nutrito fascio di temi—”i maggiori, più complessi [...] della narrativa sveviana”—di cui il testo in cui compare il triestino dall’inconsueto nome greco fornirebbe un “esemplare riepilogo.” Le due paginette introduttive proseguono menzionando—persuasivamente per quel che mi riguarda—la definizione di “poeta travestito”, di cui in Corto viaggio è gratificato il protagonista sveviano dal suo antagonista, e che l’estensore della nota trova “estremamente calzante, non solo per Aghios, ma, sia pure in varia guisa, per tutti i protagonisti dei romanzi e dei racconti di Svevo, autore già sa tempo definitivamente consacrato come classico” (ibid.) Questa ‘classicità’ difficile nell’ambito della storia letteraria italiana, e fino a un certo punto “paragonabile a quella di Pirandello”; “l’originalità” dei due, “la grande forza innovativa della loro letteratura,” è ricondotta dal Camerino—dal cui testo continuo a citare o a parafrasare—alla “concezione e [al]la pratica dell’umorismo” che si rifanno a “una medesima matrice culturale tedesca, da una linea che va dal romantico Jean Paul a Schopenhauer” (p. 10).

Questa “assunzione di Svevo scrittore umorista nel senso più ampio e complesso del termine, tra i classici del Novecento” venuta a compimento nonostante le ben note resistenze, soprattutto di natura linguistica, non sembra che vada esente tuttavia da nuovi pericoli e minacce, individuati dal Camerino nell”affacciarsi’ negli ultimi decenni di non meglio identificate “analisi che tendono a trasformare la sua opera in un campo di esercitazioni per teorie critiche non di rado estranee e incompatibili con il sistema complessivo dei significati riflessi nella pagina sveviana” (ibid.).

La prosa non particolarmente brillante non dovrebbe impedire di riconoscere nel precedente un giudizio discutibile ma interessante; anche un po’ preoccupante, a dire il vero, considerando il luogo in cui compare. Sarebbe però forse ingeneroso inferirne una censura preventiva da parte di chi si arroghi l’autorità di custodire una canonicità sveviana di cui l’umorismo fornirebbe la particolare chiave della classicità ascrittagli, come asserito nel brano appena riferito. Non credo infatti che sia questa l’intenzione degli editori: semmai una preoccupazione, questa sì benvenuta, per il rispetto impregiudiziale dei testi e della loro lettera. Tra i compiti della rivista è in effetti menzionato “quello di dimostrare che nessuno, e dunque neppure Svevo, può sopportare pregiudiziali teoriche o ideologiche e che il progresso della critica deve sempre fondarsi sui tangibili significati dei testi e sulla loro certezza” (p. 10).

È una formulazione che avrei qualche difficoltà a sottoscrivere pienamente. Avrei dubbi in particolare sul “progresso della critica” e sulla ‘tangibilità’ dei [End Page 204] significati dei testi (espressioni che non sfuggono ovviamente—e come potrebbero?—ai loro ben radicati pregiudizi ideologici); concorrerei invece sulla preoccupazione per la ‘certezza’ di questi e con il desiderio/programma di “fare luce sullo status editoriale delle opere sveviane, non poche delle quali attendono una verifica degli itinera compositivi e cure filologiche adeguate”.

Ma al di là delle dichiarazioni d’intenti, pure importanti, è già oltremodo lodevole nel presente fascicolo la distribuzione delle sezioni, di cui dirò brevemente: cominciando dalle più preziose. C’è dunque una sezione destinata ad accogliere “Documenti e rari”, dedicata dunque alla riproduzione e al commento di testi e documenti relativi a Svevo e al suo contesto. Il testo presentato e illustrato da Elvio Guagnini è in...

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