In lieu of an abstract, here is a brief excerpt of the content:

Reviewed by:
  • Migration Italy: The Art of Talking Back in a Destination Culture
  • Rosetta Giuliani-Caponetto
Graziella Parati . Migration Italy: The Art of Talking Back in a Destination Culture. Toronto: University of Toronto Press, 2005. Pp. 272.

Come suggerito dal titolo, Migration Italy è molto più che un libro sul-l'immigrazione straniera in Italia. Esso pone al centro dell'attenzione l'urgenza di pensare al processo di multiculturizzazione in atto in Italia e alle difficoltà ad essa connesse, inclusa la tendenza diffusa negli ultimi anni ad attribuire all'Italia una cultura omogenea e di matrice nord europea. Uno dei propositi del libro è di analizzare l'Italia e il suo tessuto culturale alla luce delle esperienze migratorie del suo popolo, basate sui racconti degli italiani che partirono per altri paesi, incluse le colonie africane, mettendole a confronto con i racconti di autori immigrati stranieri che hanno scelto l'Italia come residenza temporanea o meta finale. Lette una accanto all'altra, queste esperienze, pur appartenendo a contesti storico-culturali differenti, dialogano e si arricchiscono, facendo emergere somiglianze sorprendenti. Il libro è diviso in quattro lunghi capitoli che intendono offrire tematiche di diversi settori d'interesse, tentando di raccogliere di ciascuno le testimonianze delle voci di rilievo, al fine di fornire al lettore gli strumenti basilari per formarsi un'opi-nione sull'argomento della multiculturalizzazione in Italia e dell'emigrazione.

Il primo capitolo discute un concetto chiave, reiterato negli altri capitoli, che l'autrice definisce "recoloring". Si tratta di un processo attraverso cui si smascherano gli sforzi meditati di "rendere bianca" la cultura italiana, una cultura che, in virtù della felice posizione geografica dell'Italia e per ragioni storiche, è cresciuta sotto gli influssi benefici delle culture del bacino mediterraneo. Questa sua peculiarità viene oggi omessa, ignorata nei discorsi di personaggi pubblici che le attribuiscono una omogeneità fittizia. "Ricolorare" significa mostrare come la cultura italiana sia un insieme molto variegato al suo interno, vuol dire rivelarne l'eterogeneità refrattaria ad essere contenuta in una rigida struttura monolitica. Nelle diverse tappe tracciate dal primo capitolo, il processo culturale di "recoloring" compone un fitto mosaico di voci e di testi che, nel descrivere la migrazione verso l'America, verso l'Europa, e verso l'Italia delineano uno spazio in cui "sameness and difference meet", vale a dire un luogo privilegiato creato dalla letteratura dove l'emigrato italiano, il suonatore [End Page 240] di mandolino e mangiatore di "macaroni", incontra l'immigrato "vu cumprà". Dunque, "ricolorare" la cultura italiana altro non significa che opporre resistenza a coloro che vogliono appiattirla, rendendola artificiosamente bianca e omogenea. In ultima analisi i testi che oppongono resistenza sono esempi di un talking back che procede di pari passo con un looking back.

Nel secondo capitolo l'autrice spiega che cosa intende per "destination culture", un'espressione contenuta del resto fin dal sottotitolo del libro. Contrariamente al suo significato tradizionale di cultura del paese di destinazione dell'immigrato, la "destination culture" in questo contesto assume un'accezione specifica: è una cultura ibrida, auspicabile nel futuro, ottenuta dal felice incontro della cultura degli immigrati con quella della comunità autoctona, e dai reciproci cambiamenti che avvengono sia nella cultura del paese di destinazione che nelle culture degli individui provenienti da fuori nel momento in cui queste entrano in contatto. La "destination culture" dipende quindi dal processo di "recoloring", perché "the possibility of an Italian destination culture relies on the strategy of talking back and recreating a context, marked even by changes to a specific, national language, that revisits both culture of the origin and the diaspora" (70). Sempre in questo capitolo, l'autrice fa notare come l'espressione "letteratura italofona" non riesca a definire appieno la letteratura in lingua italiana che racconta l'esperienza di immigrati stranieri, giacché non si tratta semplicemente di una trascrizione in italiano della loro esperienza autobiografica. È un fenomeno molto più complesso soprattutto se si considerano i testi della nuova generazione di scrittori immigrati. A titolo di esempio cito due casi riportati da Parati: il romanzo Neyla di Kossi Komla-Ebri e l'esperimento Il pellegrinaggio della voce dell'algerino Tahar Lamri. In Neyla, l'italiano è impreziosito da parole appartenenti alla lingua dell'autore ed è stato adattato alla forma logica del pensiero...

pdf

Share