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  • La civiltà del castagno. Storia, cultura e memoria del borgo di Cisiano in Val Lentro
  • Marco Codebò
Tullio Pagano . La civiltà del castagno. Storia, cultura e memoria del borgo di Cisiano in Val Lentro. Genova: Frilli, 2006. Pp. 250.

In Liguria ci sono strade, vicoli, viali e autostrade come dappertutto. Poi ci sono le cröse, tortuosi ammattonati che lasciano gli abitati e si inerpicano fra gli orti e le fasce dell'entroterra; e quelle ci sono solo lì. Non può essere altro che una crösa, per citare un esempio letterario, il luogo da dove Montale scruta la muraglia che "ha in cima cocci aguzzi di bottiglia" nell'ultimo verso di "Meriggiare" in Ossi di seppia. Quando ho cercato un termine per definire il libro di Tullio Pagano ed il cammino che traccia attraverso la memoria storica di un borgo del Genovesato, Cisiano in Val Lentro, ho subito pensato ad una crösa. Sì, perché con la massiccia urbanizzazione del territorio che ha stravolto il paesaggio ligure dal secondo dopoguerra in poi, le cröse si sono fatte più rare e silenziose. Il ricco commercio di gente, animali e mercanzie che le animava fino a solo cinquant'anni fa si è pian piano disseccato, l'erba cresce fra i mattoni e i muri a secco cedono. Così chi oggi va per cröse si addentra in un passato, quello della civiltà rurale ligure, che a contar gli anni sembra di toccarlo tant'è vicino ma che storicamente è invece remotissimo, collocato com'è al di là dell'automobile, dell'esplosione dei consumi individuali e della concentrazione del lavoro nelle fabbriche e nei centri direzionali degli agglomerati urbani. Ed è proprio questo percorso dentro una storia vicina e al tempo stesso remota che La civiltà del castagno compie insinuandosi lungo la Val Lentro fino al borgo montano di Cisiano. La periferia di Genova sarà sì e no a mezz'ora di macchina, mentre la riviera ligure, Nervi, Sori, Recco, al di là del crinale montuoso che serra Cisiano verso sud, dista una decina di chilometri in linea d'aria, a dir tanto. [End Page 219]

Ma come ci spiega Pagano, il mare e le spiagge della costa, il centro città scintillante di vetrine, non potrebbero essere più lontani dai ripidi pendii, i castagneti e le balze rocciose della Val Lentro. Da lì molti anni fa, con la madre Cecchina ed i fratelli, se ne andò Armando Pagano, padre di Tullio, per stabilirsi in una casa al di là del monte che aveva "un grande appezzamento di terreno esposto a solatio". Per la vita che si faceva a Cisiano, "a mangiar castagne secche o bollite tutto l'anno", Armando non ha mai sentito nostalgia, ma la traccia di quel viaggio dall'ombra al sole la ricupera e percorre all'inverso il figlio Tullio per scrivere La civiltà del castagno. Le fondamenta del libro stanno tutte nel rapporto fisico di Pagano con i luoghi di una memoria larga, che non coinvolge solo la persona dell'autore ma l'intera sua "parentela". Si tratta di basi più che solide, non solo perché è nella sua qualità di figgiu du Mandu che Pagano ha accesso al ricco patrimonio di racconti orali e tradizioni della Val Lentro, ma soprattutto perché è nel bisogno etico di narrare una storia che si sa importante per averla (ri)vissuta da dentro, e che non si vuole abbandonare all'oblio, che risiede il senso ultimo della Civiltà del castagno. Così Pagano ricostruisce la storia di Cisiano come sua personale preistoria, va alle radici della propria identità man mano che quella del borgo dei padri si consolida e definisce attraverso il racconto.

Anche se la forza vitale della Civiltà del castagno emana dal suo rapporto intimo con un territorio che si vuole, per scelta epistemica e morale, limitato, il libro di Pagano è tutto meno che una storia locale. In coerenza con le vicende di Cisiano, che traffici di uomini e merci legano in maniera indissolubile a Genova, lo sguardo di Pagano si allarga ad abbracciare la storia della Liguria dalla fine del Medioevo fino ai giorni nostri. Ed una delle ragioni principali del fascino dell'indagine di Pagano consiste nella prospettiva laterale da cui affrontano...

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