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Reviewed by:
  • Schmitz, Svevo, Zeno. Storia di due “biblioteche”
  • Giulio Savelli
Giovanni Palmieri, Schmitz, Svevo, Zeno. Storia di due “biblioteche.” Milano: Bompiani, 1994. 164 pp.

Questo volume di Giovanni Palmieri, pubblicato negli “Studi Bompiani,” curati per le sezione di italianistica da Maria Corti (a cui il libro è dedicato), è una originale e ambiziosa monografia sulla Coscienza di Zeno di Italo Svevo. Articolato in quattro capitoli, il saggio studia la relazione fra l’autore in senso biografico, Schmitz, lo scrittore, Svevo, e il personaggio, Zeno, attraverso l’identificazione di codici culturali, linguistici e ideologici—la “biblioteca”—attribuibili a ciascuno di essi e rinvenibili nel testo. L’aspetto peculiare dell’approccio di Palmieri è la determinazione a distinguere nel testo istanze narrative, voci, punti di vista assiologici e ideologici differenti, laddove questi tendono, causa la natura omodiegetica del testo sommata all’inattendibilità del narratore Zeno, a sovrapporsi e confondersi fino all’indistinguibilità. La ricerca si indirizza su due versanti principali: il rinvenimento di fonti, intese come componenti di un plurilinguismo romanzesco, e la rilettura della lingua [End Page 180] sveviana come ‘voce,’ in senso bachtiniano, del protagonista e narratore del romanzo.

Il primo breve capitolo ha carattere introduttivo; il secondo, intitolato appunto “Le due biblioteche,” ha un nucleo centrale nel paragrafo dal titolo “La vera cura di Zeno e le sue opinioni” (che ricalca l’articolo omonimo, “Strumenti critici,” n.s., 71, 1993, pp. 37–66). Intorno a tale nucleo (pp. 31–58) si sviluppano le tesi più interessanti e convincenti del capitolo e del libro, sulle quali merita soffermarsi.

Preliminarmente alla ricostruzione della ‘vera’ cura di Zeno, ossia del modello della terapia che Zeno segue, Palmieri osserva come la prescrizione fatta dal dottor S. a Zeno di scrivere la propria autobiografia non sia “un’eresia psicoanalitica, ma piuttosto (...) un metodo psichiatrico e psicologico assai diffuso a cavallo tra Ottocento e Novecento” (p. 19), portando numerose prove a dimostrazione di ciò e del fatto che Svevo era verosimilmente a conoscenza di tale metodo. Quanto a Freud, Palmieri ipotizza che la conoscenza di questi da parte di Svevo sia avvenuta prima della data indicata da Svevo stesso, il 1908, e, cosa ben più rilevante, “che Svevo abbia conosciuto le teorie freudiane per il tramite, e sul terreno, di teorie psichiatriche e psicologiche mai del tutto dimenticate: pensiamo non solo a Charcot, Janet e all’ipnotismo della prima scuola di Nancy, ma anche a Lombroso, a Tanzi e, in genere, alla psicologia introspettiva italiana che, criticando aspramente il pensiero di Freud, finiva per divulgarlo” (p. 35).

Il punto fondamentale, quella che si può considerare la scoperta di Palmieri, è che “la terapia del protagonista [Zeno] ricalca perfettamente il ‘metodo misto’ proposto da Charles Baudouin che all’autosuggestione’ inventata da Émile Coué, padre della ‘Nouvelle école de Nancy,’ affiancava elementi eterodossi di psicoanalisi freudiana” (p. 35). Le prove a riguardo, che in questa sede non è possibile esporre, sono considerevoli: l’evidente analogia fra la cura del dottor S. e quanto prescrive Baudouin in un libro del 1921 (Charles Baudouin, Suggestion et autosuggestion. Étude psychologique et pédagogique d’apres les résultats de la nouvelle école de Nancy, Neuchâtel-Paris: Delachaux et Niestlé, 1921, II ed.), posseduto da Svevo e rimastoci fra i pochissimi della sua biblioteca, andata distrutta durante l’ultima guerra, lascia ben pochi dubbi sul fatto che questo sia il modello seguito da Svevo. A ciò va aggiunto che, secondo quanto riferito a Palmieri da Letizia Svevo, il padre aveva seguito una terapia breve proprio presso la clinica di Nancy (cfr. p. 39). Questi elementi trovano inoltre una conferma, sia pure indiziaria, nella corrispondenza di Svevo.

Secondo Palmieri, Zeno, a sua volta, nel respingere alla fine la cura del dottor S., si appoggia tacitamente (oltre che a Schopenhauer e a Taine, riferimenti pertinenti ma per nulla sorprendenti) a un altro psicoterapeuta, in voga in quegli anni e vicino alla Nuova scuola di Nancy, sebbene da questa autonomo, Paul Dubois (cfr. pp. 45–51). Anche qui le corrispondenze fra il testo della Coscienza, quando Zeno parla di “persuasione della salute,” e quello di Dubois sono singolari e le conclusioni di Palmieri circa l’influenza di Dubois convincenti. [End Page 181]

Palmieri ci offre poi un...

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