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  • Relazioni letterarie tra Italia e penisola iberica nell'epoca rinascimentale e barocca. Atti del primo colloquio internazionale, Pisa, 4–5 ottobre 2002
Salomé Vuelta García, cur. Relazioni letterarie tra Italia e penisola iberica nell'epoca rinascimentale e barocca. Atti del primo colloquio internazionale, Pisa, 4–5 ottobre 2002. Firenze: Olschki, 2004. Pp. x + 177.

In un suo saggio del 1990, Remo Ceserani, noto specialista di comparatistica, si lamentava dello stato di disinteresse dell'insieme della cultura ita-liana nei riguardi della cultura spagnola, e denunciava la tendenza a considerare le culture iberiche o ibero-americane come belle e interessanti perché "esoteriche", e la scarsa conoscenza, nonostante i contributi autorevoli di [End Page 214] Benedetto Croce, di quanto sia rilevante la componente spagnola nella lingua e cultura italiana e, in particolare, in molte culture regionali a seguito di se-colari intensissimi rapporti ("Gli studi comparati in Italia," Belfagor 45, no. 3 [1990]: 313). Nella sua breve, ma densa, presentazione del volume, Davide Conrieri documenta con pertinenti riferimenti ad alcune disattenzioni e lacune bibliografiche l'ancora "insufficiente comunicazione tra italianisti e iberisti", che giustifica concrete esperienze di lavoro come quelle fornite dalla collaborazione tra il Centro di elaborazione informatica di testi e immagini nella tradizione letteraria (CTL) della Scuola normale superiore di Pisa, la Sezione di iberistica del Dipartimento di lingue e letterature romanze dell'Università di Pisa e l'Universitad de Barcelona. Il volume, diligentemente curato da Salomé Vuelta García, raccoglie gli Atti del primo colloquio internazionale svoltosi a Pisa nelle giornate 4–5 ottobre 2002.

Il testo si apre con uno studio di Luciana Stegagno Picchio, "Nigra sed Formosa: L'icona della donna scura fra Camões e Marino" (1–14), centrato sul topos biblico della schiava Barbara nelle endechas (componimenti poetici di argomento melanconico, funerario) del Camões (1595) e in due testi mariniani di più dichiarata ispirazione camoniana: il sonetto 61 "La bella schiava" dei Sonetti amorosi e l'idillio pastorale La bruna pastorella nella Sampogna (1620). Come ha avvertito il Conrieri, alcuni di questi rapporti fra testi del Marino e del Camões erano stati già rilevati dagli italianisti, ma una ripresa della discussione del problema è importante sia per definire la posizione fra Rinascimento e Manierismo del poeta portoghese che per illuminare l'uso tematico e stilistico che ne fa il poeta barocco italiano.

Il contributo di Mercedes Blanco, "Italia en la polémica gongorina" (15–32), esamina, con un ricco contrappunto comparativo, la presenza del canone poetico e teorico-precettivo italiano nella lunga polemica sui tratti formali eversivi e l'oscurità suscitata da poesie del Góngora come il Polifemo, le Soledades, la Fábula de Píramo y Tisbe. Secondo l'autrice, non si è insistito sufficientemente sul fatto che essa mette in gioco anche la posizione della poesia spagnola di fronte alla cultura italiana. Dal punto di vista storico, la preoccupazione di sapere se Góngora è capace di sostituire i poeti italiani come mediatore fra le lettere classiche e la pratica poetica spagnola, e di dotare la Spagna di un modello autonomo sarebbe a volte l'aspetto più interessante della polemica.

Nel suo ampio saggio, "Per Ubera ad Astra: Il seno femminile nelle traduzioni spagnole della Liberata" (33–65), Giuseppe Mazzocchi combina molto efficacemente l'esame di un aspetto della topica della descriptio puellae: [End Page 215] l'evoluzione ad una nuova visione estetica del seno nella civiltà del Manierismo europeo, specie nell'Europa del Sud, caratterizzata dalla perdita delle sue connotazioni simbolico-religiose per diventare soprattutto un elemento di suggestione erotica o uno strumento di seduzione, con lo studio di alcune traduzioni ed imitazioni spagnole della Liberata del Tasso. L'esame dei passi in cui viene descritto il seno femminile dal Tasso diventa, secondo l'autore, "un'interessante cartina di tornasole delle capacità che i traduttori ed imitatori spagnoli dimostrano di mantenere nella propria lingua le caratteristiche specialissime della lingua del Tasso, il suo inconfondibile sfumato" (37).

La poesia è oggetto anche dell'intervento di Vasco Graca Moura, "Dois sonetos italianos de Estêvão Rodriguez de Castro" (67–71), che si concentra sulla poesia di un interessante ma poco studiato intellettuale portoghese di probabile origine israelita (1559–1638), medico, professore di medicina, e poeta espatriato in Italia nel 1608 ed associato alla corte del Granduca Cosimo II de' Medici. Nelle sue Rime egli pratica un manierismo di tipo camoniano di fine Cinquecento, che a tratti assume accenti di transizione verso il Barocco, una propensione più visibile nei suoi cinque sonetti in italiano.

L'ultimo contributo del volume sulla poesia, "Petrarchismo alla corte milanese di Alfonso D'Ávalos" (161–70), firmato da Gabriele Morelli, è ri-volto ad illustrare con un'accurata contestualizzazione una figura di straordinario interesse sia per la storia politico-militare che per la storia delle relazioni letterarie fra Italia e Spagna nella prima metà del sedicesimo secolo. Erede naturale del famoso cugino Ferrante della cui educazione si era occupata la vedova Vittoria Colonna, assiduo promotore di attività culturali, mecenate di letterati e poeta egli stesso, alla sua corte aveva ospitato i più importanti rappresentanti del primo petrarchismo spagnolo.

In "Relações literárias entre Itália e Portugal: Os domínios da epistolografia e da tratadística de amore" (73–84), Anabela Galhardo Couto si occupa della trattatistica d'amore e dei segretari galanti, la cui voga nella letteratura portoghese risale alle Lettere amorose del Parabosco per poi aumentare nel periodo barocco. Più in particolare, l'autrice rende conto del Cristaes da alma di Gerardo de Escobar, pseudonimo del carmelitano António de Escobar, una specie di breviario di filosofia e retorica dell'amore in forma epistolare, pubblicato a Lisbona nel 1673, nel quale sono introdotti con disinvoltura principi dottrinari, topici e stilemi di origine neoplatonica e petrarchista, su uno sfondo di spiritualità cristiana, che conferisce un tono di esagerazione e urgenza tipicamente barocca. [End Page 216]

Le investigazioni di Silvia Carandini (85–104) e Franca Angelini (105–13), dedicate al mito di Don Giovanni e sviluppate in un accurato scenario interte-stuale, confermano la vitalità nella comparatistica contemporanea dei grandi personaggi della tradizione moderna (ad esempio, Faust, Amleto, Don Giovanni). La Carandini, che con Luciano Mariti ha curato di recente un'edizione critica de Il nuovo risarcito Convitato di pietra di Giovan Battista Andreini, una trasposizione di El Burlador de Sevilla y Convidado de piedra di Tirso de Molina, rappresentato la prima volta a Napoli nel 1625, si propone di evincere da questa iperletteraria ed altamente spettacolare opera "alcune significative modalità di ricezione ed elaborazione di soggetti, temi e caratteri della scena iberica da parte degli attori italiani" (85), di mostrare come la drammaturgia dei comici, che esporteranno in Francia e altrove in Europa la trama del seduttore punito e del convitato di pietra, sia riuscita a dar corpo alle metafore del modello spagnolo. Secondo la Carandini la tendenza all'amplificazione iconica e gestuale presente negli scenari riconducibili al Burlador di Tirso viene spinta alle estreme conseguenze nel "mostro drammaturgico" dell'Andreini. Il Convitato di pietra, "nuovo e risarcito", appare un frutto fin troppo maturo, quasi liminare dell'esperienza dei comici professionisti italiani nella temperie barocca (103).

Di evidente attualità, per lo spessore internazionale che il mito di Don Giovanni ha assunto nel Seicento, è il saggio "Italia e Spagna nel Don Giovanni barocco", di Franca Angelini (105–13). L'autrice sottolinea in apertura la propensione del burlador all'inganno, al tradimento degli amici, alla necessità della maschera per raggiungere i suoi scopi che conducono Don Giovanni nella sfera machiavelliana (107) e il più vasto uso del doppio (tragico/comico, fisico/metafisico, oltraggio a / difesa dell'onore), la struttura teatrale privilegiata del Barocco, nel rapporto fra Spagna e le sue dipendenze italiane nel primo Seicento. Nello studio si esaminano gli stessi testi trattati dalla Carandini: i canovacci Il convitato di pietra dello pseudo Cicognini, L'ateista fulminato, Il nuovo risarcito convitato di pietra di Giovan Battista Andreini alla luce dei rapporti fra drammaturgia dei comici professionali italiani e teatro spagnolo. In modo diverso, questi testi corrodono la motivazione principale del Burlador di Tirso, quella morale-religiosa ed educativa con il sottofondo politico che la simmetria Napoli-Siviglia o Italia-Spagna suggeriva. In essi si oscura il tragico associato al tema del pentimento e libero arbitrio, emerge il comico e col comico avanza l'erotico anche osceno, la geografia diventa sempre più generica (113). Il viaggio secolare del mito si conclude con il Don Giovanni o sia il dissoluto (1736) del Goldoni in cui Napoli, cioè l'Italia, si appropria del libertino e della sua vittima. [End Page 217]

Maria Grazia Profeti, nota per i suoi studi sulla diffusione e trascrizione dei testi di Calderón in Italia e dei testi per musica italiani ispirati ad opere spagnole, nel suo intervento, "Testi per musica di Calderón in Italia: Ni amor se libra de amor" (115–31), si sofferma principalmente su una filiazione diretta da questa "fábula" calderoniana: una riscrittura del testo designata come "dramma per musica" e rappresentata a Napoli nel 1683 con il titolo di La psyche, overo Amore inamorato, in cui il debito nei confronti dell'originale è molto labile. La discussione permette all'autrice di fare stimolanti osservazioni sulle ragioni della mancata evoluzione autonoma verso un testo "tutto in musica" in Spagna.

Il volume si conclude con due utili interventi complementari che rendono meritoriamente conto delle iniziative intraprese e del progresso finora realizzato dagli istituti partecipanti per promuovere e migliorare le relazioni letterarie tra l'Italia e la penisola iberica. Il contributo di Salomé Vuelta García (133–50) si offre come un dettagliato resoconto dei progetti di ricerca di un gruppo di studiosi associati con la Scuola normale superiore, il suo Centro di elaborazione informatica e la Sezione di iberistica del Dipartimento di lingue e letterature romanze dell'Università di Pisa: (1) un catalogo informatico delle traduzioni dallo spagnolo in italiano nei sedicesimo e diciassettesimo secoli; (2) un seminario permanente mirato ad approfondire i rapporti culturali tra le due civiltà; (3) una bibliografia sulla diffusione della cultura spagnola nell'Italia nei due secoli con relativo supporto cartaceo organizzato in fascicolo.

Il complementare Progetto Boscán, attivo sin dal 1994, che si propone di ricostruire la storia delle principali traduzioni spagnole e catalane di opere letterarie italiane dalle origini al 1939 attraverso un catalogo storico-critico è lumeggiato da María de las Nieves Muñiz, docente di letteratura italiana presso l'Universidad Central di Barcellona (151–60). L'autrice, dopo aver precisato opportunamente che la massa d'informazione immagazzinabile con gli strumenti informatici e la capacità di collegarli, permette di abbracciare con un solo colpo d'occhio lunghe sequenze temporali e di censire le traduzioni nel modo più rigoroso e completo possibile, si concentra sul caso quanto mai rappresentativo della fortuna dell'Orlando furioso. La conclusione che la letteratura richiede strumenti di indagine onniaccoglienti, catalogazioni e trattamenti testuali capaci di evidenziare tutte le componenti essenziali della comunicazione letteraria—i suoi canali, le forme, i temi, i generi e l'uso della storia letteraria—riflette lo sviluppo della comparatistica durante i decenni recenti quando il predominante interesse in contrasti, paragoni, influenze e relazioni ha ceduto il passo a quello che l'insigne comparatista Claudio [End Page 218] Guillén designa come il sistematico studio di assemblaggi supernazionali (The Challenge of Comparative Literature, 1993).

L'iniziativa editoriale in esame è di indubbio interesse, soprattutto perché consente di illustrare meglio aspetti della civiltà letteraria italiana ed iberica in un ampio arco temporale e spaziare in ambiti letterari molto diversi, coinvolgendo generi ed esperienze di intertestualità interna ed esterna rintracciate nelle opere esaminate. Gli undici saggi proposti potranno quindi interessare gli studiosi di letteratura italiana e di letterature iberiche per i contributi specifici e per gli altri di letteratura comparata o, più precisamente, di storia e vicende della fortuna, traduzioni principalmente, di opere italiane nella penisola iberica e di opere spagnole e portoghesi in Italia.

Albert N. Mancini
Ohio State University

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