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MLN 119.1 Supplement (2004) S16-S40



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Ricordo del P. Salvatore Camporeale:
lo studioso di Lorenzo Valla

Cesare Vasoli
Università di Firenze


I

Nel novembre del 1970, dopo otto anni di 'periplo mediterraneo' tra le Università di Cagliari, di Bari e di Genova, tornai finalmente a Firenze, nell'Università dove mi ero laureato ed avevo già insegnato come professore incaricato di Storia della filosofia medievale. Erano passati appena due anni dal 'ciclone' del '68 e dall'inizio di una crisi che la scuola italiana non è mai riuscita a superare; e, dunque, all'interno e fuori dell'Istituto di Filosofia, molte cose erano mutate ed erano già assai diversi i rapporti tra professori e studenti e, soprattutto, tra le varie tendenze dottrinali e ideologiche che avevano a lungo caratterizzato la 'scuola' fiorentina. Ma, tra tutte le novità, quella che mi colpì e interessò maggiormente fu la presenza tra i più recenti 'scolari' del mio Maestro, Eugenio Garin, di due frati domenicani, i Padri Salvatore Camporeale e Armando Verde. Questi aveva già iniziato la sua straordinaria impresa della ricostruzione della storia dello Studio fiorentino-pisano, negli anni tra il 1473 ed il 1503, che lo avrebbe a lungo impegnato, senza però impedirgli di dedicare una parte notevole del suo lavoro alle vicende storiche di personalità e istituzioni domenicane e, in particolare, allo studio di Girolamo Savonarola di cui è stato ed è un eccellente cultore, altrettanto appassionato quanto erudito. Il Camporeale era, invece, in procinto di pubblicare il suo primo libro, nato dalla sua tesi di laurea, Lorenzo [End Page S16] Valla. Umanesimo e teologia, edito, nel 1972, dall' Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, con la prefazione di Eugenio Garin.

Il libro mi colpì subito per due suoi aspetti davvero fondamentali. Il primo era la vasta e sicura competenza teologica di questo giovane domenicano che aveva ben compreso l'intrinseca connessione tra lo sviluppo del metodo filologico e critico di Lorenzo Valla e il suo intervento nelle discussioni teologiche del suo tempo. Il Camporeale non si era, infatti, limitato a svolgere, con precisione e chiarezza, la sua ricerca storica, senza lasciarsi deviare da preoccupazioni ideologiche, ma aveva perseguito questo compito, secondo i canoni di una solida tradizione erudita, rinnovata, però, dalla sicura conoscenza di una vasta letteratura storiografica sull'umanesimo italiano e dalle ricerche che, proprio tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, iniziavano la rinnovata 'fortuna' del Valla e della sua opera. In secondo luogo, egli aveva affrontato e tentato di risolvere i molti e complessi problemi di ogni genere, filosofici, filologici e storiografici che si addensavano intorno alla figura dell'umanista, con la preoccupazione di comprendere il significato storico reale di questo straordinario protagonista della cultura della prima metà del Quattrocento e della sua opera di cui non erano ancora del tutto chiare le varie fasi di elaborazione e di sviluppo.

Non erano state ancora pubblicate le edizioni critiche delle Gesta Ferdinandi regis Aragonum, curata da Ottavio Besomi (1973), dell'Antidotum primum, apprestata da Ari Wesseling (1978) e dell'Antidotum in Facium edita da Mariangela Regoliosi (1981). Era tuttora in elaborazione l'edizione, così importante della Repastinatio Dialecticae et Philosophiae che Gianni Zippel stava approntando, dopo un lungo ed esemplare lavoro (1982); così com'erano ancora da venire quelle delle Epistole e del De professione religiosorum ad opera rispettivamente del Besomi e della Regoliosi (1984) e Mariarosa Cortesi (1986), che hanno reso oggi più sicuro l'accesso ad un tema tra i più decisivi per la nostra conoscenza della tradizione umanistica. Ed erano ancora fresche di stampa la magistrale edizione del compianto Alessandro Perosa della Collatio Novi Testamenti (1970; prima elaborazionedelle Adnotationes in novum Testamentum), quella del De vero falsoque bono curata da Maristella De Panizza Lorch (1970) e l'altra, ancora dello Zippel, della Defensio quaestionum in philosophia (1970-71) che offrivano anch'esse molti importanti elementi alla ricerca di nuovi itinerari per la comprensione del pensiero valliano. Ma il Camporeale seguì subito la via più sicura: leggere gli scritti dell'umanista romano, nelle loro varie stesure autentiche ed originali [End Page S17...

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