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  • Un antologista di viaggi del CinquecentoSul laboratorio editoriale di Giovanni Battista Ramusio
  • Alvaro Barbieri
Romanini, Fabio. 2007. “Se fussero più ordinate, e meglio scritte...”. Giovanni Battista Ramusio correttore ed editore delle Navigationi et viaggi. Roma: Viella. ISBN 978-88-8334-272-1. Pp. 308. €25,00.

Le scritture di viaggio, perfettamente acclimatate e organicamente integrate nelle letterature ibero-romanze, sono rimaste di fatto escluse dal cuore del canone letterario italiano, o quanto meno relegate alle estreme periferie del sistema. Questa marginalità, ben motivata sul piano storico e ideologico,1 ha trovato il suo corrispettivo nella scarsa attenzione riservata ai testi odeporici nella tradizione critica e filologica italiana. Una netta inversione di tendenza si è comunque registrata negli ultimi venti/trent’anni, che hanno visto un significativo incremento di acquisizioni sia sul versante storico-culturale che su quello ecdotico della prassi editoriale. A questo revival del discorso critico sul travelogue medievale e quattro-cinquecentesco non sono estranee, ovviamente, ragioni occasionali e contingenti (anniversari, centenari, ricorrenze celebrative, ecc.), ma credo che il rinnovato interesse per i testi apodemici sia almeno in parte il riflesso di una accresciuta sensibilità per gli aspetti etnografici e cognitivi dei viaggi. Negli studi filologici, linguistici e letterari sulla produzione odeporica si è abbondantemente riversata la sensibilità antropologica per le tematiche dello straniamento, del confronto con l’alterità, delle strategie [End Page 113] linguistiche messe in atto per descrivere le realtà esotiche. In questo senso, un ruolo cruciale è stato giocato da La conquête de l’Amérique di Todorov (1982), libro che ha conosciuto una considerevole fortuna non soltanto per il suo rilievo sul terreno dell’indagine semiotica, ma anche per le implicazioni ‘politiche’ e per le poste in gioco ideologiche mobilitate in rapporto alla discussione sulle pratiche del colonialismo europeo. A questo riguardo, bisognerà subito sottolineare come l’assoggettamento politico-militare dell’altro mondo (asiatico, africano o americano) all’espansionismo occidentale proceda di conserva con l’annessione ‘linguistica’ degli orizzonti esotici. Ragion per cui l’analisi storiografica dell’età delle grandi esplorazioni del Quattro- e Cinquecento non può prescindere dall’esame delle retoriche omologanti che permettono di assimilare l’ignoto al familiare, lo strano all’abituale. In tal senso, non si insisterà mai abbastanza sul “ruolo svolto dalla scrittura nell’acquisizione del Nuovo Mondo alla coscienza europea” (Formisano 1994, 139). Senza negare la funzione dell’oralità nella propagazione delle conoscenze, si può affermare che la ricezione delle scoperte geografiche è soprattutto una vicenda testuale di codificazione e trasmissione scritta.

Proprio la centralità del punto di vista stilistico e linguistico nello studio dei testi di viaggio conferisce un’importanza cruciale all’ottima monografia che Fabio Romanini ha consacrato a Giovanni Battista Ramusio (Treviso 1495–Padova 1557) e, più in particolare, all’officina scrittoria delle Navigationi et viaggi. Diplomatico della Repubblica di San Marco e segretario del Consiglio dei Dieci dal 7 luglio 1553, Ramusio è una figura di primo piano nella cultura veneziana del xvi secolo: il suo rango intellettuale è confermato dal livello della sua cerchia di amici e interlocutori, che include personaggi come Andrea Navagero, Pietro Bembo e Girolamo Fracastoro. Nel torno d’anni in cui l’italiano riceve una forte normalizzazione grammaticale, Ramusio pubblica a Venezia, per i tipi dei Giunti, le Navigationi et viaggi (d’ora innanzi Na-vigationi), un’amplissima silloge di testi odeporici articolata in tre volumi: il primo apparve nel 1550 e il terzo nel 1556; il secondo volume, la cui preparazione fu ritardata da diversi incidenti e disavventure, uscì postumo nel 1559. Impresa di proporzioni eccezionali, l’opera collettanea realizzata da Ramusio giunge a compimento quando l’epoca avventurosa delle grandi scoperte si è ormai conclusa. Rispetto agli agili libri da bisaccia che veicolano le prime relazioni di viaggio nel Nuovo Mondo, le Navigationi si presentano come una colossale enciclopedia di conoscenze geografiche, una vera e propria summa destinata a costituire, negli intenti del curatore, una vulgata destinata a durare. L’ambizione di Ramusio è, insomma, quella di radunare e organizzare un’immensa mole di materiali documentari per proporne una sistemazione complessiva. È per questo motivo che l’opus magnum ramusiano, confrontato sia con [End Page 114] gli smilzi opuscoli contenenti singoli resoconti apodemici sia con le prime raccolte cinquecentesche, appare meno vitale e come...

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