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  • "Prestigio storico" dei testimoni, vulgata, textus receptusriflessioni recenti su vecchi concetti
  • Alvaro Barbieri
Vulgata. Il prestigio storico del textus receptus come criterio nel metodo filologico e nella prassi editoriale. 2006. Convegno internazionale, Verona, 30 settembre-2 ottobre 2004 = Filologia italiana 3.

1. 'Prestigio storico' dei testimoni e filologia dei testi poetici novecenteschi

Muovendo da un caso particolare di filologia ungarettiana ma formulando generalizzazioni di ordine metodologico valide per tutta l'ecdotica dei testi poetici novecenteschi, Carlo Ossola insisteva nel 19921 sulla necessità di privilegiare, nel quadro delle tradizioni d'autore, le fonti a stampa rispetto alla variantistica depositata nelle testimonianze manoscritte. Secondo Ossola, le edizioni genetiche ed evolutive accorderebbero un peso eccessivo alla dimensione privata dello 'scrittoio', relegando in secondo piano la circolazione pubblica dei testi. Questa posizione, che pone l'accento sulle fasi endogene del movimento creatore, rivelerebbe un'attrazione vagamente feticistica verso i luoghi più intimi e segreti dell'officina autoriale e risentirebbe nel contempo di quel fascino 'auratico' che, specie a partire dal Romanticismo, circonfonde le 'carte' d'autore. Il rilievo preponderante annesso agli autografi dipenderebbe in gran parte dalla mitologia della póiēsis vista nei suoi aspetti fabbrili, ovvero quale processo dinamico consistente nella plasmazione dei materiali verbali. Il divenire dell'oggetto poetico occupa il centro dell'attenzione critica, puntando il fuoco della ricerca sull'elaborazione del testo, sul movimento inquieto del suo 'farsi'. Da ciò discende una sensibilità filologica fin troppo incline ad auscultare le fasi aurorali di incubazione e creazione di un'opera. Ed è per tale ragione che attorno all'avantexte (specie nei lavori di critique génétique prodotti in Francia) si diffonde non di rado un alone demiurgico da 'fusione del Perseo'. Una filologia d'autore così concepita tenderà a rappresentare il percorso variantistico della composizione assegnando un ruolo cruciale ai testimoni autografi e operando simmetricamente una sostanziale (anche se non sempre esplicita e consapevole) svalutazione delle stampe. [End Page 150]

Di contro a questo consolidato approach, Ossola auspica un ritorno alle ragioni della storia e propugna una specifica valorizzazione, in sede editoriale, dei testimoni a stampa, portatori in molti casi di uno speciale prestigio, fondato sul loro fattore d'impatto e sulle riverberazioni da essi prodotte entro i contesti e i meccanismi della ricezione. Incardinato sulla filologia dei testi in versi del xx secolo2, il discorso di Ossola sottolinea ad esempio come la pubblicazione su rivista costituisca per la poesia novecentesca un momento particolarmente forte di definizione e qualificazione entro l'orizzonte culturale coevo, con decisive ricadute sulla presenza dei testi nei quadri sociali della circolazione letteraria e nella memoria dei lettori. La comparsa di un testo in una determinata sede non soltanto può esprimere precise opzioni di poetica, ma si inserisce, com'è naturale, in un reticolo di posizioni critiche e militanze che contribuiscono a delineare un profilo e una geografia culturali. La lezione apparsa a stampa è molto più di un semplice anello nella catena evolutiva delle stesure: la pubblicazione in un periodico documenta, infatti, una particolare forma del testo, ideologicamente connotata e storicamente attiva nella cornice della ricezione. Diversamente dalla variantistica autografa, che documenta fasi e stati elaborativi dell'opera rappresentabili mediante un apparato diacronico (genetico e/o evolutivo), la lezione delle stampe precisa il modo di porsi del testo, il suo rapporto con le tradizioni vigenti, in breve il suo "essere nella storia". Di più: oltre a fornire elementi utili allo studio della ricezione, la variante pubblicata su rivista può offrire indizi rivelatori o palmari evidenze sulle intenzioni dell'autore, sulle sue scelte di poetica o sulla sua volontà d'intervento nel dibattito critico dell'epoca. Spostando l'angolazione prospettica dal 'chiuso' del laboratorio poetico alle determinazioni storiche della fortuna letteraria, Ossola incita gli editori di poesia del Novecento a produrre edizioni critiche "secondo le stampe", riconoscendo così "la priorità di 'prestigio storico' che il testo a stampa, soprattutto nelle riviste del secolo xx, induce sulla tradizione e sull'importanza dei testimoni, sulla stessa leggibilità del testo poetico" (1992, 535).

Sulla categoria di 'prestigio storico', introdotta dall'intervento di Ossola, è ritornato nel 1997 Claudio Giunta in un denso articolo interamente consacrato alla filologia d'autore e alle edizioni munite di apparati diacronici.3 Partendo da...

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