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  • Guy de Maupassant in Federigo Tozzi
  • Marco Codebò

Il saggio “La bandiera alla finestra” (Tozzi 1993, pp. 167–70), una recensione dell’omonima raccolta di Marino Moretti, fornisce a Federigo Tozzi l’opportunità sia per una difesa della novella in quanto genere letterario sia per una puntualizzazione dei suoi strumenti narrativi e delle sue finalità artistiche. 1 L’impegno apologetico implica anche la citazione degli auctores, ossia di novellieri che, nella loro accertata grandezza, fungano da garanti della dignità letteraria dei loro “bastardi discendenti” all’opera negli anni intorno alla prima guerra mondiale. Due sono i nomi proposti da Tozzi: Giovanni Boccaccio e Guy de Maupassant. Se la scelta dell’autore del Decameron come epigono della novellistica medievale ha la forza dell’autoevidenza, quella invece di Maupassant, privilegiato all’interno di una modernità che pure è presente nella biblioteca tozziana con autori del peso di Poe, Dostoevskij, Zola e Verga, suggerisce una possibile linea di ricerca.

Tale linea guida il presente saggio in un’indagine che, muovendo dalle pagine critiche tozziane, prende dapprima in esame l’intertestualità fra l’opera narrativa di Maupassant da una parte e le novelle e le prose liriche di Tozzi dall’altra, ed approda infine a un livello più propriamente ideologico. Il legame intertestuale fra i due autori, se accertato, potrà permettere una rilettura di Tozzi che ne valorizzi appieno la vocazione di narratore di storie, e di novelle in particolare, a scapito delle interpretazioni che ne spiegano la scrittura o come documento ideologico o come manifestazione di una patologia esistenziale. Un Tozzi vicino a Maupassant risulterà poi con chiarezza inserito, in una dimensione europea, fra gli scrittori tesi a superare il naturalismo senza disperderne il patrimonio cognitivo e narrativo. Sul piano ideologico, infine, si potrà con più sicurezza comprendere l’atipica qualità del cristianesimo tozziano, che lascia l’uomo solo alle prese con un mondo abbandonato dal suo creatore. [End Page 213]

Un anno dopo “La bandiera alla finestra,” in un articolo dedicato ad un riesame critico dell’opera di D’Annunzio, 2 Tozzi torna a citare Maupassant all’interno di queste considerazioni:

Siamo molto lontani, ormai, dal trionfo dei suoi [di D’Annunzio] falsi romanzi; e non c’è bisogno di fargli lo scherzo di pensare al Balzac o al Maupassant, per sentire con troppa tristezza quanta mediocrità inutile e informe è piaciuta all’Italia.

(Tozzi 1993, p. 187)

La citazione, che nuovamente lega Maupassant ad un narratore di incontestata grandezza, Balzac, va letta nel contesto di una forte presa di distanza da D’Annunzio, imputato, qui e nel prosieguo del saggio, di irrimediabile falsità. 3 Si precisa così un primo principio della poetica tozziana, la necessità per lo scrittore di un leale approccio alla realtà umana e sociale, che nella sua funzione discriminante pone Maupassant dalla parte giusta, con la nobile compagnia degli autori “sinceri,” Balzac e Manzoni.

Un’ultima citazione di Maupassant da parte di Tozzi critico si ritrova in apertura al saggio “Luigi Pirandello”: 4

Una novella di Luigi Pirandello è sempre la trama di una verità astratta; ma, quasi sempre per un’antitesi simpatica, lo spunto è invece realistico; e qualche volta, perfino una sensazione alla quale si addossano elementi che a poco a poco si definiscono in una specie di matematica morale. Ma il realismo del Pirandello non è incosciente; come quello dello Zola e del Maupassant. Si potrebbe chiamare, piuttosto, la coscienza del realismo.

(Tozzi 1993, p. 269)

Si raffina qui, oltre all’ormai abituale inserimento di Maupassant accanto ad un “grande” riconosciuto, il giudizio espresso nella “Beffa di Buccari.” Il leale realismo di Maupassant è collocato nella sua dimensione storica, quella di un rispecchiamento della condizione umana che rimane al di qua della modernità di Pirandello e, implicitamente, di Tozzi stesso. Per i narratori coscienti il documento realistico, pur sempre imprescindibile, è solo il primo stadio di una ricerca da compiersi sul livello profondo dei moventi. 5

È tempo ora di esaminare la scrittura creativa dei due scrittori per accertare se l’autorità, che in sede di riflessione critica Tozzi attribuisce a Maupassant, si traduca sulla pagina in individuabili legami intertestuali. 6 Una prima ricognizione dell’opus dei nostri autori suggerisce di partire dalla novellistica, genere che, in forza dell’inalterabile assiduità con cui da...

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