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26 Il Transito Il cigno canta. In mezzo delle lame rombano le sue voci lunghe e chiare, come percossi cembali di rame. È l’infinita tenebra polare. Grandi montagne d’un eterno gelo póntano sopra il lastrico del mare. Il cigno canta; e lentamente il cielo sfuma nel buio, e si colora in giallo; spunta una luce verde a stelo a stelo. Come arpe qua e là tocche, il metallo di quella voce tìntina; già sfiora la verde luce i picchi di cristallo. E nella notte, che ne trascolora, un immenso iridato arco sfavilla, e i portici profondi apre l’aurora. L’arco verde e vermiglio arde, zampilla, a frecce, a fasci; e poi palpita, frana tacitamente, e riascende e brilla. Col suono d’un rintocco di campana che squilli ultimo, il cigno agita l’ale: l’ale grandi grandi apre, e s’allontana candido, nella luce boreale. ...

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