In lieu of an abstract, here is a brief excerpt of the content:

  • Lo sguardo e la colpa:Tempo di uccidere di Ennio Flaiano e la dialettica servo-signore alla prova del colonialismo
  • Chiara Mengozzi

1. La ricezione di Tempo di uccidere: rimozioni, paradigmi, proposte

Si era da poco concluso il secondo conflitto mondiale, quando Ennio Flaiano diede alle stampe, nel 1947, il suo primo e unico romanzo, Tempo di uccidere, ambientato in Abissinia durante la campagna d’Etiopia, alla quale lo scrittore aveva partecipato in qualità di sottotenente consegnando una prima rielaborazione di questa esperienza alle pagine di un quaderno, scritto tra il 1935 e il 1936 ma pubblicato soltanto postumo con il titolo Aethiopia. Appunti per una canzonetta. Tempo di uccidere, nel panorama editoriale dell’epoca, si presentava come un’opera isolata e singolare, non soltanto per le modalità della rappresentazione, lontane dal gusto neorealista, ma anche per la tematica coloniale, sporadicamente presente nella letteratura italiana dell’immediato secondo dopoguerra.

A partire dalle pionieristiche ricerche di Angelo Del Boca e di Giorgio Rochat, gli storici del colonialismo italiano hanno ormai ampiamente dimostrato che i possedimenti dell’Italia in Africa, sebbene meno estesi cronologicamente e spazialmente degli imperi britannico e francese, ebbero un ruolo cruciale di coesione e di consolidamento dell’identità nazionale.1 Come ricorda Labanca, per l’Italia liberale del [End Page 174] periodo postrisorgimentale e, in seguito, per il fascismo, l’Oltremare fu “politicamente, diplomaticamente, economicamente e persino culturalmente uno dei grandi miti trainanti” (25). Un mito costruito grazie alla mobilitazione di disparati ingredienti propagandistici: “l’orgoglio della nazione proletaria che riscatta i suoi figli e redime quelli di terre lontane” (Guerri 651), la retorica del legittimo “posto al sole,” la memoria del “gladio di Roma” e i sogni dell’avventura esotica/erotica.2 Nel dopoguerra, tuttavia, la questione coloniale venne rapidamente marginalizzata ed esclusa dal discorso pubblico nazionale, perché a catalizzare l’attenzione dell’Italia, che aveva perso le sue colonie con una sconfitta militare e non in seguito alle lotte di liberazione dei popoli sottomessi, fu soprattutto il difficile passaggio dalla dittatura alla Repubblica.3

Tempo di uccidere vide la luce proprio in questo nuovo clima di incipiente rimozione delle responsabilità e dei crimini commessi dall’Italia nei territori dell’Africa orientale; una rimozione che Flaiano constatava amaramente già alla fine degli anni Quaranta facendovi allusione—come si dimostrerà in seguito—nella tragicomica conclusione del romanzo. Questo permette di spiegare perché, fino alla fine degli anni Novanta, tutti i più autorevoli interpreti di Flaiano minimizzino l’importanza dell’ambientazione africana, riducano la guerra d’Abissinia a mero spunto di partenza e interpretino il romanzo in chiave esistenzialista e allegorica finendo per perderne di vista la specificità.4 I problemi del tenente sarebbero universali e assoluti, non riconducibili a un preciso clima storico; l’opera un’allegoria dell’inettitudine dell’uomo contemporaneo in un mondo dominato [End Page 175] dal caso e dalla perdita delle certezze (Sergiacomo 75–79), di un viaggio di conoscenza fallimentare e impossibile (Barberi Squarotti 8–11), della crisi inarrestabile dell’intellettuale borghese e liberale (Giammattei 105–06) ecc. Detto altrimenti, Tempo di uccidere, a partire dagli anni Settanta, quando ebbe inizio la fortuna postuma dell’autore e del romanzo (prima commentato in maniera frettolosa e per lo più in pubblicazioni dal carattere estemporaneo), conobbe certo una grande attenzione da parte della critica, ma fu anche sottoposto a interpretazioni che possono essere a loro volta lette come un sintomo patente della progressiva rimozione della questione coloniale dal discorso pubblico nazionale, se è vero che, come ipotizza Susan Sontag nel suo celebre saggio “Against Interpretation,” le letture basate su una forte discrepanza tra la lettera del testo e il suo presunto significato dimostrano che il testo “for some reasons … has become unacceptable” (247).

A partire dagli anni Duemila, Tempo di uccidere conosce una rinnovata fortuna: se nella recente letteratura italiana di argomento coloniale fioriscono gli omaggi al romanzo,5 il quale comincia ad assumere “una funzione modellizzante non dissimile da quella che Cuore di tenebra ha svolto in ambito europeo per gli autori impegnati a romanzare le vicende dell’imperialismo otto-novecentesco” (Fracassa 35), nell’ambito della critica letteraria si assiste a un netto cambiamento del paradigma interpretativo. In concomitanza con la ricezione italiana degli studi...

pdf

Share