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MLN 117.1 (2002) 194-206



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La bibbia illustrata dell'ingegnere Osservazioni per un bestiario gaddiano

Federica G. Pedriali


Remember that I am thy creature. Everywhere I see bliss, from which I alone am irrevocably excluded.

(Mary Shelley, Frankenstein)

"La storia degli uomini è tutta natura" scrive l'anima industriale di Gadda in Meditazione milanese (SVP 876-77). Il pensiero è industre, produce industria, richiede competenze tecniche. Eppure non c'è soluzione o ritrovato che non sia natura. La polemica antirousseauiana di Gadda è nota: "L'uomo, che Rousseau incolpava di falsare e coartare l'opera felice della natura, è in realtà un inguaribile falsificatore, un 'ingegnere' inguaribile", sostiene in un saggio di divulgazione scientifica, Azoto, del '32. E di seguito:

Vien voglia di chiedere all'autore del fantasmagorico paradosso che cosa egli pensi del cemento armato, delle centrali elettriche e dell'ammoniaca sintetica: svolgendo il suo tema prediletto, potentemente martellato nell'ouverture dell'Emile ("Tout est bien, sortant des mains de l'Auteur des choses, tout dégénère entre les mains de l'homme"), egli ci risponderebbe che le costruzioni in cemento armato sono una falsificazione della caverna [...]; che le centrali elettriche sono una falsificazione della gravità, o meglio una fabbrica di gravità "degenerata" in lavoro; che l'ammoniaca sintetica è l'ultimo e più sfrontato falso perpetrato dall'uomo, il quale ha sorpreso una pausa tipica del ciclo naturale dell'azoto, e "ne deorum quidem satis metuens", l'ha rifatta sostituendosi alla natura, crumiro diabolico della natura; cui ha condotto a "degenerare" nell'opera delle macchine. (SVP 68) [End Page 194]

Come Rousseau anche Gadda potentemente martella il suo tema. Che è poi la traduzione dell'imperativo etico che gli martella dentro per educazione e cultura lombarda. Ne è prova e segno il trattato milanese. La mente è industre sempre, ma le sue invenzioni--questo è il messaggio più difficile di Meditazione, il suo aspetto meno appetibile--devono fondarsi sul dato, pena la sopravvivenza della specie. Il rispetto del dato, che è tutto natura, non esclude la deformazione. "Conoscere significa deformare", significa (ed è probabilmente il sintagma gaddiano più citato) "inserire alcunché nel reale" (Meditazione, SVP 668, 863).

Gadda inserisce, eccome, degli alcunché nel mondo. Sta proprio lì il suo fascino. Lo fa perché, crumiro diabolico della natura, come tutti, ha in più, rispetto ai suoi simili, un quanto di malvagità che è direttamente proporzionale al "quanto di erotia" negato e represso dalla sua particolarissima gens (Quer Pasticciaccio, RR II 17). Malvagio animale si dichiara del resto in più punti dell'opera, Meditazione milanese inclusa. Non inganni l'umoralità provocatoria dell'ammissione. Si tratta di una captatio benevolentiae nel registro composito di macheronea e malinconia. Il rispetto del dato comporta cioè per Gadda la denuncia sofferente-irosa delle storture del mondo, l'aver di che ridire del buon Dio in quanto responsabile ultimo dell'imbroglio di cui si è vittima:

L'autore incontrò il Padreterno: e inchinatolo e infinitamente reveritolo, si gratulò ad Esso della perfezione delle cose create.

Favola 161, dal Primo libro delle Favole (SGF II 51). E la successiva:

L'autore incontrò a Milano la su' socera, con l'antre milanesi perfezioni dall'Eterno Padre creata: e a sé strettala, e basciatoli di tutta sua saliva le gote, gni disse: "Mamma cara!"

Il rispetto del dato--rispetto tradito, svilito, schiacciato da stupide circostanze--comporta, dunque, la dissacrazione comico-blasfema, grottesco-delirante degli aspetti del reale, cui pure si continua a guardare con animo religioso oltre che tecnico. "La Bibbia stessa non ignora la tecnica", scrive Gadda nel saggio Tecnica e poesia del '40, "nessuna storia, nessuna tradizione può ignorare l'ambiente" (SGF I 243). Di lì a qualche riga, e passandoci lo spunto che serve a chiudere il cappello di questo intervento:

gli illustratori della Bibbia, nel disegnar le fiancate o le costole dell'Arca, (le ordinate, come oggi si chiamano), sorrette ancora dai puntoni sopra il piano inclinato dello scalo, hanno avuto ricorso, necessariamente, alla [End Page 195] contemplazione dei cantieri navali. Tutt'attorno uno sfruconare d'insetti, di farfalloni, di calabroni, di colombi, un belar di pecore e pecoroni; un parco di tartarughe, di bisonti-campione...

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