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MLN 120.1 (2005) 93-110



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Il segno di Giove. Essere, storia e linguaggio nella Scienza nuova di Vico.

University of New Hampshire
Idee per una teoria del linguaggio

Nel pensiero di Giambattista Vico è indubitabilmente presente una elaborata riflessione sul linguaggio. La sua filosofia è legata a doppio filo con l'analisi linguistica e, anche se la sua genialità è stata adombrata da quella dei filosofi che la tradizione filosofica ha successivamente eletto, egli anticipa in modo originale molte riflessioni sul linguaggio, non solo quelle a carattere filosofico. Per esempio, è straordinaria la vicinanza tra le idee del filosofo napoletano e la descrizione dei processi infantili d'acquisizione del linguaggio di Jerome Bruner.

Senza esagerarne la portata fino a pretendere di riconoscere una teoria sistemica autonoma, la filosofia di Vico è definibile come una scienza generale della storia, meglio delle idee e della cultura, che utilizza un approccio prevalentemente antropologico all'interno del quale tutte le altre scienze divengono suoi momenti particolari. Però, tale storia è costitutivamente storia del linguaggio, nella certezza "che andarono con pari passi a spedirsi e l'idee e le lingue" (SN, §234).1 C'è un individuabile legame, una corrispondenza tra il linguaggio, la religione, le strutture sociali, le forme di governo nella storia ideale eterna, la storia universale dalla nascita dell'umanità allo sviluppo dell'intelligenza critico-filosofica, tanto che qualcuno ha esplicitamente sostenuto che nel pensiero vichiano la concezione della realtà [End Page 93] è conseguenza della sua idea di linguaggio.2 Certa è l'intuizione di un linguaggio che, in certo modo e misura, ha parte attiva nella costruzione del mondo, che non è portatore di funzioni meramente comunicative e di designazione, ma che anzi è orizzonte potenziale entro cui il mondo emerge. Prenderemo dunque le mosse dalle tesi, peraltro molto esplicite, cui la scienza vichiana conduce: è semplicistica la pretesa di concepire le idee come antecedenti rispetto alla lingua poiché essa nacque non come accordo convenzionale tra menti, ma dalla necessità di comprendere e comunicare; è pure del tutto inaccettabile pensare che l'uomo abbia posseduto ab initio il linguaggio nella sua completezza. Il linguaggio è una lenta costruzione sociale, ed è anche condizione delle idee, delle istituzioni civili e culturali: esso è l'umanità.

Proprio il convincimento che la storia delle parole e quella delle cose coincidessero, rendendo così la filologia una scienza universale, indusse Vico a modificare la struttura della prima edizione della Scienza Nuova dove le due parti principali erano intitolate "Idee" e "Lingue." Res e verba, invece, non si possono tenere separate, fino al punto di dover ammettere la sovrapposizione di sapienza ed eloquenza, per cui, in termini retorici, la conoscenza è solo conoscenza della grammatica, saper parlare.3 Mondo, idee e linguaggio non sono distinti per l'infanzia dell'umanità: essi realizzano un corpo unico, cui non è ancora in grado di opporsi alcuna mente. Il dualismo cartesiano sarà, secondo l'impostazione vichiana, un effetto di linguaggio.

Finalmente, l'originalità è che il linguaggio con Vico non è più da intendersi, ancora aristotelicamente, come l'ultimo degli elementi nella produzione di senso da parte dell'uomo, materiale con sola funzione comunicativa in grado di garantire l'accessibilità del pensiero. I punti di contatto tra Aristotele e Vico, di cui non possiamo occuparci in questa sede, sono moltissimi, eppure contro Aristotele, come anche contro Cartesio e Port Royal, Vico condanna la marginalità cui il linguaggio è stato confinato, riaffermandone la centralità rispetto all'essenza umana e soprattutto la sua specifica attività di mediazione tra corpo, materialità, e mente: ". . . la favella essendo posta in mezzo alla mente e al corpo"; e ancora: ". . . non essendo [End Page 94] altro l'uomo, propriamente, che mente, corpo, favella" (SN, §1045).4 Pensieri straordinariamente significativi se consideriamo come il linguaggio venga qualificato per la sua attività mediatrice fra le capacità espressive del corpo, primo strumento significante, e la facoltà raziocinante. Importante è dunque evidenziare come Vico, grande anticipatore, abbia esteso la categoria di "linguaggio" fino a includere al suo interno ogni forma espressiva, comunicativa, ma...

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